Itaca n.3 - page 13

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cultura · affabulazioni
Di Giuseppina Pica
Ci sono pensieri che si raccontano a parole e
parole che rimangono solo nei nostri pensieri.
Ci sono momenti, sensazioni e ricordi che
si tramandano in racconti. Ci sono persino
pensieri trasformati in immagini e desideri,
raccolti qua e là fra le pieghe del tempo. Esiste
però anche un altro tipo di narrazione forse
più decisa e persino feroce, violenta, non nel
risultato prodotto, ma nella pratica dell’azio-
ne con cui è espressa. L’incisione o meglio
l’impressione. L’ago che imprime sulla pelle il
colore. Il colore che segue il flusso delle idee
dell’impresso e diventa carne. Ci sono molti
modi di raccontare se stessi, le immagini, i
desideri, i rimpianti, il “malecaduto”, la vita e
pure qualche volta la morte. Ci sono modi per
marchiare la carne con i sentieri dell’anima e
con la strada sbagliata. Con le occasioni perse
e le tacche, che dal cuore passano alla pelle.
Quando si tratta del nostro corpo, il significato
dei simboli non può essere interpretato con la
semplice intuizione, ma va cercato nell’incon-
scio. Ci sono maniere diversamente espresse
che raccontano, ma solo una si seppellisce
con te, che diventa io, tu e lei in un unicum
di carne e inchiostro. Gli scritti sulla pelle, la
mostra fotografica e le parole dentro. Ho scrit-
to sulla pelle perché ho il mare che si muove
dentro, sono l’andata e il ritorno, la gioia piena
e quella vuota. L’Ama Festival ospita per que-
sta sua seconda edizione un approfondimento
dedicato al tatuaggio di ieri e oggi. Un viaggio
fisico e onirico che ci riporta all’obiettivo pri-
mario di raccontare e indagare l’anima, che
per questa edizione è, impressa sulla pelle.
Alessandro D’Angelo
La figura è retorica, l’immagine sintesi, la storia
è sorpresa e più spesso ancora meraviglia.
Realtà e immaginazione sembrano non cono-
scere linee di confine e si presentano così
come scatto di un non luogo, senza tempo
eppure carico di memorie. C’è qualcosa di
antropologico nella ricerca stilistica di questo
giovane fotografo che condensa nelle imma-
gini il resto del mondo che lo circonda, con il
suo carattere immaginifico. Il suo lavoro pro-
cede sempre, alla ricerca, delle trame affettive
ed emotive intercorrenti fra i dettagli sorpresi
dall’obiettivo. Dove sono proprio i dettagli a
divenire pretesto per costruzioni simboliche
e narrative. L’immagine finale è il risultato
e somiglia a quella pausa di riflessione che
rimane fra la memoria di quello che è stato e
l’apnea di quello che sarebbe potuto essere.
Non coincidono questi due stati, uno reale e
l’altro ideale, eppure si sovrappongono, in un
intervallo di tempo brevissimo, illuminandosi
dei reciproci contrasti.
Le parole dentro
La mostra fotografica
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