Doc'S n. 8 - Edizone di Ascoli Piceno - page 15

può ritenere abbastanza fondata la valutazione che
l’incidenza percentuale dei costi della medicina difensiva
sulla spesa sanitaria sia da stimare al 10,5% della spesa
totale. In particolare, la quota relativa ai farmaci è stimata
a 1,9%,alle visite a 1,7%, a esami strumentali a 0,8% e ai
ricoveri inappropriati al 4,6%. Se si tiene conto che la spesa
sanitaria in Italia nello scorso anno è stata di 112 miliardi, il
costo della medicina difensiva risulta di circa 12 miliardi di
euro, la stessa cifra incassata dallo Stato nello stesso anno
per l’Imposta Municipale Unificata (IMU). La conclusione
che la Medicina Difensiva costa quanto l’IMU (dello scorso
anno) rende particolarmente evidente l’importanza e i
danni di questa pratica.
Anche la medicina difensiva negativa ha conseguenze
notevoli, ma di più difficile valutazione. L’astensione da
provvedimenti terapeutici necessari comporta da parte del
paziente la ricerca di altri medici più disponibili, il ricovero
in reparti specialistici più o meno lontani dalla sede di
residenza, l’allungamento di liste di attesa nella nuova
sede, le possibili conseguenze di un ritardo di intervento.
Si tratta di fenomeni di difficile valutazione per i quali,
in genere, non è possibile concretizzare un giudizio di
colpevolezza del medico.
Una forma estrema di medicina difensiva negativa può
essre considerata la caduta delle iscrizioni nelle scuole di
Specializzazione in Chirurgia (meno 30% negli ultimi anni)
in Ortopedia, in Anestesia e Rianimazione: è un effetto
determinante su tutta l’organizzazione della sanità.
Ci si può chiedere fino a che punto sono giustificati i timori
che causano la medicina difensiva. Un’analisi effettuata
dall’Istituto di Medicina legale dell’Università Cattolica del
Sacro Cuore ha passato al vaglio tutti i procedimenti penali
relativi alla responsabilità professionale medica trattati
dalla procura di Roma dal 2000 al 2010. I procedimenti si
sono conclusi con 2523 provvedimenti; il dato di rilievo è
che si è arrivati ad una condanna del medico
solo in 1 caso su 100.
Un dato analogo viene dalla procura di Milano.
Dal
“Bilancio di responsabilità sociale 2010-2012”
presentato dal Procuratore Capo, risulta che il 70% delle
denunce presentate per “colpa medica” viene archiviato
dopo un esame preliminare perché giudicato privo di
fondamento.
Questi dati, però, non devono trarre in inganno, nel caso
che si arrivi al processo questo può durare per anni e le
spese legali, se non coperte da una assicurazione, possono
essere notevoli. Così pure possono essere notevoli le spese
legali a carico del ricorrente se la denuncia alla fine risulta
infondata. In un caso, verificatosi nella nostra Azienda
sanitaria di Ascoli Piceno, nonostante il motivo del ricorso
fosse palesemente infondato, la causa si è trascinata
per 15 anni: è possibile immaginare le spese legali per il
ricorrente, restato senza il risarcimento richiesto.
Ci si può chiedere come si può arginare il fenomeno della
medicina difensiva: alcune cose possono essere fatte.
La più importane sarebbe la
depenalizzazione della
“colpa lieve”
, ma i tentativi fatti fino ad ora hanno
dato risultati controversi e nel complesso deludenti.
È certamente importante un adeguato e costante
aggiornamento delle conoscenze del medico,
comprensivo delle linee guida più accreditate, in modo
che la sua opera sia scientificamente al di sopra di ogni
sospetto. È necessaria, altresì, un’esauriente informazione
del paziente relativamente ai rischi e i benefici di ogni
intervento.
Gli Ordini dei Medici potrebbero attivarsi affinché
in ogni Procura sia costituito un gruppo di esperti
che, con l’assistenza di un medico legale, valuti la
fondatezza della denuncia lasciando ovviamente al
Gip la decisione di archiviarla o rinviare a giudizio. Per i
ricorsi manifestamente infondati si potrà anche valutare
se configurare la richiesta come “lite temeraria”. Una
valutazione preliminare potrà anche essere fatta da
istituzioni come i
“Tribunali per i diritti del malato” di
Cittadinanzattiva
, prendendo in considerazioni anche
azioni dissuasive sulle richieste chiaramente ingiustificate.
Da molti si ritiene che il miglioramento del rapporto
medico-paziente sarà il fattore che potrà portare ad
una riduzione del contenzioso medico-legale. Il malato
dovrà essere convinto che il medico sia effettivamente
impegnato a fare tutto quanto è possibile per curarlo ed
evitare inconvenienti possibili nel decorso clinico. Si può
concludere con una citazione autorevole: le denunce per
“malpratica” si verificano quando un risultato sfavorevole si
associa ad una mancanza di empatia da parte del medico
e ad una carenza di informazioni essenziali ( H.R. Clinton a.
B.Obama, N. Engl. J. Med.2006;354,2205-89).
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