Castellucci
, Responsabile
ADISCO
regionale
e la Delegata Regionale Avis per la donazione di
cordone ombelicale,
Rosanna Travaglia
. Entrambe
hanno messo in evidenza la necessità di offrire
maggiore informazione e formazione alle donne in
gravidanza e hanno anche stigmatizzato le difficoltà
rilevate da molte coppie al momento di effettuare la
raccolta, causate dal gravoso impegno lavorativo del
personale sanitario addetto al delicato
momento della nascita.
L’attenzione di tutti i partecipanti si è poi focalizzata
su un tema molto scottante: la raccolta di cordone
ombelicale per uso autologo, di cui per legge è vietata
la conservazione nel territorio nazionale.
Sul tema si è aperta un’animata discussione tra gli
esperti e il pubblico, fatto di operatori sanitari e
cittadini interessati.
Dalla constatazione che in campo ematologico uno
dei principi alla base del trapianto prevede l’infusione
di cellule staminali provenienti da un soggetto
(il donatore) diverso dal ricevente (il paziente), perché
soltanto grazie a questa “estraneità” si può ottenere un
effetto terapeutico aggiuntivo in grado di riconoscere
le cellule malate e di sconfiggerle, è stato espresso
da tutti i relatori un parere unanime verso
l’inutilità
della conservazione del sangue cordonale ad uso
privato
, concordando con tutte le società scientifiche
internazionali che raccomandano fortemente
la donazione solidaristica.
In questo senso, si riportano i numeri indiscutibili:
i trapianti allogenici eseguiti su pazienti pediatrici e
adulti di tutto il mondo sono oltre 25mila, a fronte
di pochi casi aneddotici di trapianti autologhi di
staminali cordonali.
Constatando il buon andamento dell’evento, per
chiudere l’incontro ho preso parola per esprimere il
plauso allo spirito di solidarietà sociale che, spingendo
numerose mamme a
donare il sangue del cordone
ombelicale
, ha permesso ad oggi questo risultato
straordinario. Ma questa generosità sarebbe fine a sé
stessa se non ci fosse un sistema organizzativo solido
e sicuro in grado di “tradurre” quei cordoni in unità
idonee al trapianto. Ringraziando tutti gli operatori
intervenuti, li ho esortati quindi ad adoperarsi con
grande spirito di sacrificio perché si possa continuare
ad offrire questa reale opportunità di guarigione
a tanti malati.
Da questi dati incoraggianti si riparte e, nonostante
le difficoltà incontrate, nelle Marche dobbiamo
continuare a promuovere la raccolta SCO
con fiducia ed entusiasmo.
Settembre 2013 n. 8 -
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