- Giugno 2013 n. 7
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La malattia cerebrovascolare
rappresenta uno dei maggiori
problemi sociosanitari: è la seconda
causa di morte e la prima causa di
invalidità a livello mondiale.
quindi di ictus – di cui
circa l’80% è rappresentato da casi ischemici e di
questi un quarto da recidive –, mentre le emorragie
(circa il 20%) sono meno frequenti, ma con un indice
di mortalità più elevato.
Solo il 25% dei pazienti sopravvissuti a un ictus
guarisce completamente.
Tutti gli altri restano con un deficit, e la metà
di questi con un deficit così severo da perdere
l’autosufficienza e spesso essere costretti a vivere in
una istituzione per degenti cronici.
Per la sua elevata incidenza, l
costituisce quindi un problema assistenziale,
riabilitativo e sociale di grandi dimensioni.
Cos’è la Stroke Unit?
L’avvio delle prime Stroke Unit (SU) in Inghilterra
e negli Stati Uniti risale agli anni sessanta, sotto
l’esempio delle Unità Coronariche. Quello che
apparve evidente fin da subito era la necessità
di un’organizzazione assistenziale più integrata,
per ottenere una riduzione del danno funzionale
conseguente all’ictus.
La SU si configura come un’area assistenziale
di un ospedale (a gestione neurologica, in
considerazione della competenza specifica dello
specialista d’organo), dedicata e geograficamente
definita, che tratta i pazienti con ictus; è dotata di
personale specializzato in grado di garantire un
approccio multidisciplinare coordinato ed esperto
al trattamento e all’assistenza. Gli aspetti qualificanti
delle SU sono la multiprofessionalità dell’équipe,
l’approccio integrato medico e riabilitativo, la
formazione continua del personale, l’istruzione dei
pazienti e dei familiari.
Esistono tre tipologie di SU:
• la struttura solo per acuti, in cui la degenza è molto
breve (massimo 4-5 giorni) con rapidi trasferimenti
(Acute – Intensive Care – Stroke Unit);
• la struttura che combina l’assistenza in acuto con
la riabilitazione e dove la dimissione avviene con
un programma di riabilitazione e di prevenzione
secondaria (Comprehensive – non intensive – Stroke
Unit);
• la struttura solo riabilitativa che riceve pazienti con
esiti di ictus stabilizzati (Rehabilitation Stroke Unit).
Ospedali privi di un’area dedicata all’ictus si possono
dotare di un team itinerante.
Le finalità della SU sono:
• impostare un trattamento terapeutico, in
particolare effettuare il trattamento fibrinolitico
quando si riscontrino le indicazioni;
• iniziare interventi per prevenire complicanze
mediche o neurologiche;
• trattare le patologie concomitanti serie o i fattori di
rischio per l’ictus;
• effettuare una valutazione per determinare le
probabili cause di ictus e pianificare le cure al fine di
prevenire ictus recidivanti;
• cominciare una riabilitazione per un completo
recupero funzionale;
• organizzare una pianificazione mirata alla
dimissione dall’ospedale e al ritorno a casa.
Il vantaggio delle Stroke Unit
nell’assistenza
all’ictus acuto, in termini di ridotta mortalità o
disabilità e con maggiore numero di pazienti
dimessi vivi al domicilio, è stato ampiamente
dimostrato (metanalisi Cochrane e studio PROSIT).
Il trattamento in SU rispetto a un reparto non
specializzato riduce la mortalità (riduzione del
rischio assoluto) del 3%, riduce la dipendenza del
5% e riduce l’istituzionalizzazione del 2%. Il beneficio
si ha in tutti i tipi di pazienti, indipendentemente da
sesso, età, sottotipo e gravità dell’ictus.
Mentre i costi iniziali in una struttura specializzata
sono probabilmente superiori rispetto a quelli in
una struttura di terapia di medicina generale, la
Stroke Unit
una struttura che riduce
il danno funzionale da Ictus
di R. Gobbato, C. Paci, M. Ragno*
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