di Francesco Rossani
Salute 360°
Ipnosi clinica
uno strumento efficace
per la gestione del paziente
Secondo la definizione pubblicata
dalla
l’ipnosi è una
condizione
neurofisiologica
durante la
quale l’attenzione del paziente è
distolta dagli stimoli sensoriali ed è
focalizzata su un pensiero suggerito
dal medico.
Sotto ipnosi
il paziente non è
incosciente
(anche se, a volte,
può spontaneamente scivolare
nel sonno fisiologico), ma è in
grado di collaborare con il medico
seguendone le istruzioni.
In qualunque momento il paziente
può uscire dallo stato di ipnosi
semplicemente rivolgendo
l’attenzione all’ambiente esterno;
ad ogni modo sarà il medico a
guidare l’”uscita” da tale stato al
termine delle procedure cliniche.
L’ipnosi offre al clinico e al paziente i
seguenti
vantaggi
:
• aumento della
e della sua capacità
di collaborazione intra ed
extraoperatoria;
• gestione di eventuali fattori di
discomfort (ad esempio, belonefobia
o ansia);
• innalzamento della soglia del
dolore;
controllo del dolore acuto e cronico;
• riduzione del tempo operatorio
percepito dal paziente;
sedazione.
Tutti questi vantaggi possono
essere conseguiti, tramite procedure
codificate di rapida esecuzione,
senza l’utilizzo di farmaci
.
I momenti operativi sono diversi e si
dividono in cinque fasi:
• colloquio informativo con il
paziente e consenso informato;
• esecuzione di una procedura di
induzione graduale, tramite la quale
inizia la modulazione dell’attenzione
del paziente. In questa fase si
può determinare la ricettività
del paziente all’ipnosi; la grande
maggioranza della popolazione è
ipnosi-ricettiva, pur con differenti
gradi legati a fattori innati e culturali;
• somministrazione intraoperatoria
di suggestioni terapeutiche, scelte
in base al tipo di intervento e al
vantaggio che si vuole dare al
paziente. Tra queste suggestioni si
possono somministrare le cosiddette
suggestioni post-ipnotiche, il cui
effetto si manifesterà dopo che il
paziente sarà tornato in uno stato di
normale vigilanza;
• esecuzione di una procedura di
de-induzione, ovvero di ritorno
del paziente allo stato di normale
vigilanza;
• intervista di feedback, tramite la
quale si verifica il grado di comfort e
la percezione del tempo operatorio.
La maggior parte dei pazienti
riferisce una significativa contrazione
del tempo percepito rispetto al
tempo reale (tipicamente -50%).
Per un operatore esperto,
la sequenza sopra riportata
richiede in media circa
15 minuti
supplementari
rispetto ai tempi di
intervento. In rapporto ai vantaggi
conferiti, si tratta di un investimento
- in termini di tempo - sicuramente
accettabile nella maggior parte dei
contesti clinici.
Un elenco non esaustivo
è il seguente:
• sedazione non farmacologica
in procedure ambulatoriali
(odontoiatria, dermatologia,
oculistica, eccetera);
• controllo del dolore acuto,
tipicamente in affiancamento alle
normali procedure di anestesia loco-
regionale;
• controllo del dolore da parto;
• controllo del dolore cronico (ad
esempio da ustione);
• inibizione del riflesso emetico
(gastroenterologia);
• gestione dell’ansia pre-operatoria e
delle fobie.
Dopo quanto accennato, è chiaro
che l
in grado di dare notevoli
vantaggi sia al paziente sia all’équipe
medica.
Giugno 2013 n. 7 -
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