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rubrica del cuore
Bella e dannata
Eroina: “bella e dannata, gioia e dolori”
Piacevole, sublime, buona, incantata,
attraente, amorevole, desiderata.
Mi hai fatto perdere la via di casa, la ragione,
la voglia di vivere, la libertà. Mi hai reso irre-
sponsabile.
Mi hai annientato in tutto.. mi hai trasformato
in un uomo finito…
Morale:
Devo starti il più lontano possibile
Maurizio
Mi hai preso
l’anima
Sei entrata nella mia vita in una sera d’au-
tunno improvvisamente mi sono invaghito di
te. Non potevo fare a meno della sensazi-
one che provavo, ti cercavo disperatamente.
Non esistevano ostacoli per me tutto il mio
mondo girava attorno a te. Ho perduto tutto
per averti. dignità, orgoglio e sentimenti. Solo
adesso che sto riacquistando la lucidità mi sto
rendendo conto che non ne è valsa la pena
… ma nonostante tutto alcune volte ti penso
ancora… ma giorno dopo giorno farò di tutto
per dimenticarti.
Alfonso
Mi hai fatto star
male
Compagna, madre, figlia. Ogni volta c’era
lei accanto a me. La notte non avevo paura,
tu mi coccolavi, mi confortavi e il tuo amore
era quasi un amore puro. Poi di colpo mi hai
abbandonato senza dirmi perché. Mi fidavo di
te, per te sono arrivato ad odiare tutto e tutti.
Per te ho abbandonato la mia famiglia e tu
invece mi hai tradito, mi hai fatto star male,
mi hai lasciato al freddo. Ogni giorno pensavo
di morire. Col tempo mi sono ricreduta ed ora
non voglio più vederti. Mi hai fatto stare troppo
male
Cristina
Ti ho voluto
Ci è stato chiesto di scrivere una lettera all’ero-
ina ed io voglio provare a farlo pensando a
tutto ciò che è stato e non sarà più e a quale
prezzo ho pagato per ritrovarmi con questo
foglio bianco in mano. Se provo a ricordare mi
torna in mente la prima volta che ti ho incon-
trato, in una piovosa domenica pomeriggio
al cinema, proprio il giorno di San Valentino.
Era il 1995. Tu sai essere seducente, avevi
l’aspetto del ragazzo per cui ho perso la testa,
i capelli lunghi, gli occhi verdi, una giacca di
pelle consumata e il sorriso a metà di chi sà
come và il mondo. Volevo conoscerlo anch’io
questo mondo con tutta l’intensità e l’inge-
nuità di un adolescente. Quanti ideali. Ti ho
voluto così tanto che ho imparato in fretta:
l’amore, le fughe, i soldi sempre in tasca e
poi un’altra città e la vita vissuta come un’av-
ventura, uscire di casa e non sapere come
andrà a finire. Tutto troppo veloce, perchè la
passione è un fuoco che arde dentro, fuori
non c’è niente, la pioggia non bagna più, così
non ho più avuto fame, ne freddo, ne sonno,
ne paura di niente e di nessuno. A proteggermi
c’eri tu che mi hai resa immortale e invincibile.
Almeno per qualche anno. Una mattina poi mi
sono accorta che stavi male, all’improvviso ho
sentitto freddo ed ho avuto paura. Non vole-
vo che mi lasciassi, non sarei sopravvissuta
senza di te e non ce la facevo a vederti così.
Sei uscito a vedere la partita che neanche rius-
civi a camminare e sei tornato dopo 4 giorni,
certo perchè l’Inter giocava la domenica ed era
ancora giovedì. In quei 4 giorni ho scoperto
cos’è la mancanza o l’astinenza o la rota; un
dolore lancinante, fisico e mentale e nel giro di
poche ore sono piombata nel peggiore degli
incubi: i minuti che non passano, tu che non
chiami, l’ansia che cresce e la caldaia che fa
un rumore assordante e mi ricorda che non ho
i soldi per pagare la bolletta. Sudo freddo e mi
fanno male le gambe, un male insopportabile,
la vita è insopportabile... Amore mio liberami
da tutto questo dolore, torna da me, bello
come il sole. Ma non sei più tornato. Era il
1999. C’era l’aids. Ora non voglio più ricordare
e vorrei non averti mai conosciuto, ti lascio
andare cantandoti la canzone che mi cantavi
sempre: “It is the evening of the day, I sit and
watch the children play. Smiling faces I can
see, but not for me, I sit and watch as tears go
by” “La giornata sta finendo Io sono seduta e
guardo i bambini giocare Vedo visi sorridenti,
ma questo non vale per me Io sono seduta e
guardo, mentre le lacrime scorrono giù”.
Regina
Eppure c’eri
sempre
In un giorno come tanti mi ritrovo a scriverti
una lettera; è un pensiero che ti devo visto che
fai inesorabilmente parte della mia vita.
Sono una persona come tutte, con le sue
paure, insicurezze e desideri.
Sin da quando mi sono affacciato alla vita in
maniera indipendente ho sempre desiderato
abbattere i miei demoni, cercando delle chiavi
che mi permettessero di aprire le porte che
portavano alla felicità.
Ho cercato la gioia, l’amore, la libertà e una
strada da seguire.
Improvvisamente ti ho incontrata e come un
fulmine a ciel sereno è scoccata la scintilla.
Sei stata il mio primo vero Amore.
Ero solo nelle scelte di vita e in te trovai una
guida.
Avevo paura e mi tranquillizzavi, ero annoiato
e mi davi gioia, mi sentivo solo e con una sola
carezza mi facevi sentire considerato.
Ero giovane e sperduto nella vita e all’epoca
ebbi la fortuna di incontrare te, che c’eri
Che cos’è la tossicodipendenza? Ci sono
svariati modi per descriverla, spesso infar-
citi di luoghi comuni; potremmo quindi
darne svariate definizioni. Potremmo attin-
gere alle scienze sociali, alla psicologia,
oppure addentrarci in arzigogolate disqui-
sizioni biologiche e chimiche senza riuscire
a spiegare a sufficienza il dramma che un
tossicodipendente vive ogni giorno.
Capire chi utilizza sostanze significa entra-
re in punta di piedi nel suo mondo vitale, nel
suo universo relazionale, nel microcosmo
dei suoi affetti e delle sue emozioni per
comprendere che l’eroina non è un vizio, o
soltanto una facile via di fuga dalla realtà.
L’eroina, per chi ne fa uso, molto spesso
rappresenta una presenza emotiva e affet-
tiva che rassicura e riempie ogni vuoto.
Non è semplice da capire ma è così. Può
accadere di sentirsi voluti bene dall’eroina:
qualcuno la considera un’amica, altri addi-
rittura una mamma o una partner. Liberarsi
di lei, può significare a livello simbolico
ed affettivo, uccidere e fare una sorta di
funerale ad una persona alla quale si vuole
bene ed addirittura, in certi casi, di cui si
è innamorati. Abbiamo ascoltato uomini e
donne capaci di raccontare la loro “luna di
miele” con la sostanza.
In quest’ottica assume significato scrivere
all’eroina una lettera, proprio come se fosse
una presenza affettiva importante alla quale
abbiamo delegato un ruolo centrale nella
perenne ricerca della felicità.