Itaca n.1 - page 1

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Kiss, lo sanno tutti, in inglese significa bacio. Il
bacio, lo sanno tutti è il gesto, forse il più chiaro
e semplice che definisce il contatto fra due per-
sone. Èun segno d’affetto e un saluto, è sinon-
imo di fratellanza. Èuna promessa, ed è anche
legato a specifici rituali religiosi. Rappresenta
nell’iconografia comune una comunione, “con
unione”.
Ma Kiss in effetti non è esclusivamente quello
che sembra, pochi sanno che in realtà il suo
significato va ben oltre le apparenze. Èdi fatto,
un acronimo che sta per
keep it simple, stupid
,
In parole povere, “non fare lo stupido, cerca di
semplificare”.
Ed è per questo duplice significato che Kiss è
oggi la caratterizzazione della prima edizione
dell’Ama-Festival, il festival della semplicità che
semplicemente apre le porte della comunità e
permette un contatto, il primo. Èdifatti, proprio
grazie al pretesto del Festival, che oggi dopo oltre
trent’anni dalla sua fondazione, la Comunità può
dirsi finalmente Aperta.
I luoghi comuni macerati negli anni e legati alla
figura del “tossico” hanno imposto alla Società
un atteggiamento da tenere. Oggi sappiamo che
le cose non stanno così ed è una verità che si
esprime bene con la parola Kiss. Ma l’indicazi-
one che viene dall’acronimo, è soprattutto valida
perché ci consente di andare alle radici e ci aiuta
a vedere quale reale paesaggio viva dietro lo
scenario ufficiale, quali siano i sentimenti che
ispirano il cambiamento.
Come si riconoscono le strade semplici?
La risposta è semplice. Si impara a riconoscerle
giorno dopo giorno, mettendoci a disposizione, o
meglio predisponendo l’animo.
“L’ascolto e la volontà del riconoscersi umani, di
riconoscere all’altro la dignità del proprio sentire,
questo è semplice. L’accoglienza incondizionata
è semplice: apre le porte alla conoscenza reale,
alla volontà della vicinanza.“
La relazione terapeutica fino ad oggi basata su
di un contratto fra il soggetto (comunità) e il sog-
getto (utente) è stata sovvertita dalla parola patto,
dal latino pàctum, dal verbo pacisci e dunque
stabile un accordo, collegare,
che porta in
se, nella sua etimologia più profonda, tutte le
caratteristiche della semplicità. Da qui il patto
che mette in relazione il soggetto (comunità) e
il soggetto (ospite) in una relazione fatta innanzi
tutto di reciprocità.
Dalla scelta di seguire le strade semplici arriva
il patto terapeutico che ci accompagna all’idea
rivoluzionaria della Comunità Aperta che si
esprime fisicamente in quello che oggi chiami-
amo Ama-Festival.
“La prima edizione dell’Ama Festival, nasce
dalla volontà di aprire le porte della Comunità
Terapeutica alle persone e rientra all’interno di un
percorso formativo, legato alla coscienza e all’e-
tica comune. Il fine è l’integrazione. L’integrazione
del “dentro” inteso come comunità terapeutica
con il “fuori” in riferimento al mondo “normale”.
Il festival nasce proprio con lo scopo di mettere
in crisi il sistema di luoghi comuni che da sempre
sott’intendono a queste due realtà.
L’ “operazione” culturale, è quella di mettere
insieme nell’occasione del festival due mondi
che normalmente non si incontrano quasi mai,
e quando raramente questo accade, lo fanno
con sospetto. Il Festival parla, attraverso l’input
culturale alle persone, da una parte e dall’altra,
e racconta con parole semplici, cos’è il “comune
sentire”. L’Ama-Aquilone ha deciso, dopo una
lunga serie di cambiamenti interni legati al ruolo
delle persone, quelle che ospita e quelle con cui
collabora, di condividere le sue storie e permet-
tere così un arricchimento culturale dato dalla
reciprocità delle parti. Lo sviluppo della società,
passa attraverso quella conoscenza capace di
generare consapevolezza. Una società che voglia
dirsi civile, poggia le sue basi sulla capacità
di garantire alle persone pari dignità. L’Ama-
Aquilone oggi con la prima edizione dell’Ama
Festival propone un cambiamento nel compor-
tamento quotidiano grazie alla conoscenza. Più
relazioni, più ascolto, e dunque più etica.
P
hoto
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L
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P
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Ama-Festival,
comunità aperte e patto terapeutico. La semplicità viene dal Kiss
AMA -AQUILONE - Contrada Collecchio, 19 - 63082 Castel di Lama (AP) - tel. 0736.811370 -
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Itaca
L’ascolto e la volontà del riconoscersi
umani, di riconoscere all’altro la dignità
del proprio sentire, questo è semplice.
L’accoglienza incondizionata, è semplice:
apre le porte alla conoscenza reale, alla
volontà della vicinanza.
Di Laura Mandozzi
Così descriveva efficacemente la ricerca
della semplicità la scrittrice dei primi anni
del 900.
Credo sia il modo migliore per esprimere
anche la nostra ricerca della semplicità, nella
quotidianità e nella creazione di un Festival
che stupisce un po’ tutti. Paradossale, si
potrebbe obiettare. Niente di più vero: è
paradossale ogni giorno questa ricerca.
Sicuramente usare le categorie di senso che
descrivono il sociale, e i soggetti interessati,
sarebbe più facile, ma non più semplice.
Servirsi dei pregiudizi, per accelerare la
conoscenza e le valutazioni, sarebbe più
facile, ma non più semplice.
A pensarci bene, le categorizzazioni, le eti-
chette sociali ed i pregiudizi che nascono
da esse, sono una fonte inesauribile e la più
capace per valutare, giudicare e compren-
dere i fenomeni sociali, e gli individui che
li mettono in scena, senza coinvolgere se
stessi, osservando da lontano.
In realtà sono solo mezzi attraverso i quali
evitiamo l’incontro, o lo scontro, la cono-
scenza reale; ma davvero è più semplice
giudicare, guardando da lontano e poi dover-
si ricredere una volta che ci si è avvicinati a
qualcuno/qualcosa? - O forse il dispendio di
energie sta nel trovare il coraggio di avvici-
narsi?
Ecco, il pensiero che guida il nostro fare, la
mission che ogni giorno ci spinge all’acco-
glienza implicano una messa in gioco che
non viene richiesta nel “guardare da lonta-
no”. Forse è proprio questo che rende la
ricerca della semplicità, faticosa.
L’ascolto e la volontà del riconoscersi umani,
di riconoscere all’altro la dignità del proprio
sentire, questo è semplice. L’accoglienza
incondizionata, è semplice: apre le porte
alla conoscenza reale, alla volontà della
vicinanza.
“Si raggiunge la semplicità, solo attraverso
molto lavoro”: è necessario sgombrare la
mente dal pregiudizio, aprirsi all’altro, ed è
un gran lavoro, richiede molte energie è vero,
ma è l’unico modo che conosciamo per avvi-
cinarci all’idea della semplicità.
Stupisce tutti l’idea di aprire le strutture tera-
peutiche al pubblico. Stupisce chi vive vicino
a noi, alle nostre case, ai nostri ragazzi.
Sembra una scelta azzardata, ma ancora una
volta noi vogliamo sgombrare le menti dal
preconcetto, dal pregiudizio che gli uomini e
le donne che vivono le nostre case debbano
restare “nascosti”, esclusi. Desideriamo che
coloro che li “guardano da lontano”, trovino
anche loro la voglia ed il coraggio del passo
della conoscenza, e della vicinanza, in un
giorno di gioia in cui si festeggerà la sempli-
cità dell’essersi riconosciuti, uomini e donne,
nessuno escluso. Perché le verità profonde
stanno nella semplicità, anche se quest’ul-
tima può essere fonte di grande turbamento
e confusione per il nostro animo. La sem-
plicità, quando la si trasforma, con grande
fatica e lavoro, in disposizione d’animo, può
divenire motore di grandi cambiamenti e
rivoluzioni! - Noi iniziamo da un Festival, la
nostra rivoluzione a favore della semplicità!
Che nessuno s’inganni, si raggiunge la
semplicità solo attraverso molto lavoro.
(Clarice Lispector)
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