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Giovani, benessere e qualità della vita
nella smart-society
Gabriele Di Francesco - Università "G. d'Annunzio" Chieti-Pescara
all'utilizzo di tali mezzi rispetto alla
componente maschile. Oltre le chatline
si evidenzia l'uso per navigare in internet
(13,07% in totale), per controllare i social
(16,11%) per guardare video e ascoltare
musica. Una quota doppia delle ragazze
lo utilizza per fare foto e video.
Una seconda serie di dati si rilevano ed
evidenziano aspetti che destano
qualche preoccupazione circa l'utilizzo
degli smartphone e i possibili stati di
dipendenza psicologica da tali strumen-
ti. Il 42,94% degli intervistati dichiara
infatti che non può stare senza smar-
tphone, mentre il 37,42% dichiara di
controllare continuamente lo smartpho-
ne in modo da non perdere le conversa-
zioni tra le persone su Twitter o su FB; il
35,89% tralascia i compiti per usare lo
smartphone. Quote similmente elevate
di soggetti ammettono di essere irritabi-
le (28,84%) quando non lo usano, o
dichiarano che non smetteranno mai di
usarlo anche quando si accorgeranno
che la vita quotidiana è molto influenzata
da esso (28,52%). Il 41,11% afferma di
usare troppo lo smartphone e il 34,67%
se lo sente dire dalle persone che si
hanno intorno.
I dati evidenziano una situazione molto
rischiosa per molti dei nostri giovani, che
mostrano di vivere davvero in una
situazione borderline nell'uso dei loro
smart. Si può pensare di essere vicini ad
uno stato di "quasi dipendenza" per
quote importanti della popolazione
giovanile, per chi lo usa più di quanto
vuole, per chi ne è condizionato al punto
di non poter pensare ad altro, per chi
deve averlo con sé anche quando non lo
usa.
La situazione appare per alcuni versi
peggiorata dai risultati di altre variabili
con le quali si è voluto indagare alcuni
rapporti con il mondo virtuale attraverso
gli smartphone e internet. In particolare
non può non sorprendere che il 53,65%
del totale intervistati si "ritrovi a scaccia-
re pensieri negativi sulla vita con il
pensiero consolatorio di Internet",
oppure, sempre per la stessa quota
(53,65%), che si dichiari di "temere che
la vita senza Internet sarebbe noiosa,
vuota e senza gioia". Il 61,96% dei
ragazzi sopporta i rimbrotti e le lamente-
le perché sta sempre collegato al web,
mentre il 46,01% dichiara di "stare sulla
difensiva o di minimizzare quando
qualcuno ti chiede cosa fai on line". In
quota sicuramente minoritaria, pari al
15,34% degli intervistati, vi è infine chi
dichiara di "preferire l’eccitazione offerta
da Internet all’intimità con il proprio
partner".
Sono dati che non possono lasciare
indifferenti, che mostrano la preminenza
che i mezzi tecnologici hanno assunto
sulla funzione comunicativa e di messa
n relazione tra le persone. Sono in
questo caso i ragazzi a preoccupare alla
luce del fatto che la centralità dell'uomo
e dei suoi bisogni di centralità, di forma-
zione e di crescita sociale passino in
secondo piano rispetto alla massifica-
zione tecnologica. È infine da chiedersi
se la smart-society sia davvero così
intelligente come si vuole far credere e
se questi indizi di subalternità patologica
agli strumenti non siano anche modalità
di controllo e di orientamento dei nostri
pensieri e delle nostre vite.
Il concetto di stile di vita (che fa
riferimento ad un sistema di
comportamenti individuali o
collettivi da leggersi ed interpre-
tarsi sulla base di valori, credenze ed
atteggiamenti, oltre che dai condiziona-
menti derivanti da variabili quali il
genere, l'età, lo status) può costituire
uno strumento di grande utilità per
conoscere, analizzare e portare in
evidenza ciò che una persona, un
gruppo sociale, un insieme di persone
pensa o sente o quali abitudini ha nella
vita quotidiana in un dato momento
storico. In particolare nella società
contemporanea, in cui la demarcazione
tra le classi di età è divenuta più rigida
rispetto anche ad un passato piuttosto
recente, conoscere modi di vivere, stili
di relazioni, vita sociale e intima di
persone, gruppi e segmenti di popola-
zione - distinti sulla base di specifiche
variabili - diviene essenziale per una
molteplicità di motivi. Diventa significati-
vo in tale contesto analizzare le trasfor-
mazioni e i mutamenti che dipendono
dai nuovi modelli socio-culturali indotti
dall'utilizzo ormai diffusivo e massiccio
della tecnologia nella vita quotidiana, in
quella che possiamo individuare come
smart-society, quella società cosiddetta
"intelligente" che dovrebbe sfruttare
efficacemente il potenziale della tecno-
logia digitale e dei dispositivi connessi e
l'uso delle reti digitali per migliorare la
vita delle persone.
In tale prospettiva è stato concepito il
progetto "Giovani, benessere e qualità
della vita", che si inserisce in una doppia
dimensione: a) come opzione di cono-
scenza di un mondo, come quello
giovanile, oggi più che mai liquido, per
dirla con Baumann, e sempre più
sfuggente; b) come modalità di azione
per la riduzione della complessità della
vita e raggiungere una migliore qualità
nel quotidiano; c) come analisi dei
comportamenti giovanili a rischio nella
smart-society.
La ricerca non si è posta soltanto come
un’indagine ricognitiva della realtà del
mondo giovanile, ma anche una modali-
tà di intervento, un’opera di prevenzio-
ne, l’offerta di un bagaglio di conoscen-
ze alle famiglie, al mondo della scuola, ai
decisori politici che hanno tra i propri
interessi il benessere della comunità.
Nasce dunque dalla volontà di analizza-
re lo stile di vita dei giovani in merito ad
alcune variabili principali (i comporta-
menti, gli atteggiamenti, i valori, ecc.),
nonché per cercare di capire in che
modo e perché determinati stili di vita e
valori siano cambiati nel villaggio globa-
le nella società della comunicazione.
Questa esigenza parte dalla preoccupa-
zione scaturita dagli eventi che caratte-
rizzano sempre più la nostra società e
che sicuramente minano le abitudini e
modellano i modi di pensare dei giovani
- ma anche dei meno giovani - che
spesso non hanno un’idea chiara di ciò
che li circonda.
Ampio spazio è stato riservato all’uso
degli smartphone e al rapporto con il
mondo virtuale e dei social network.
Questo al fine di analizzare in che modo
l'interazione con tali strumenti stia
modificando o abbia già modificato i
modelli comunicativi e i processi di
socializzazione primaria e secondaria.
La smart-society ha velocizzato i
rapporti e i tempi della vita, dell'impegno
quotidiano, del lavoro e dello studio.
Talora tali accelerazioni hanno assunto
dimensioni davvero insostenibili per la
natura umana che spesso conducono a
paradossali quanto schizofreniche
corse contro il tempo senza la possibilità
di riposo. Utile a questo proposito è il
raffronto con l'uso del sonno da parte
dei giovani che hanno costituito il nostro
campione; un sonno che nell'indagine
appare sempre più contratto e spezzet-
tato in più frazioni temporali e che
spesso non portano a quel ristoro che
per l'essenza vitale dell'uomo è neces-
saria per una vita salutare.
Tornando ai rapporti sociali è anche da
osservare che quelle che un tempo
erano le aree socio-vitali dove si concre-
tizzavano e scorrevano le relazioni
umane ed in particolare giovanili (si
pensi a quella che William Foothe White
individuava come Corner street society)
si sono in gran parte trasformate in
non-luoghi
telematici,
piattaforme
informatiche dove i gruppi sociali si
sono mutati in community, - quasi
sempre soltanto aggregati più che veri
gruppi sociali - dove è sempre più diffici-
le provare e comunicare emozioni
significative profonde o cercare e trova-
re uno specchio di sostegno o consola-
torio alle proprie frustrazioni soggettive.
La retorica delle icone e degli aforismi in
apparenza dotati di saggezza "eterna"
ed in realtà luoghi comuni talvolta
melensi e talvolta minacciosi o violenti è
decisamente prevalente. La crescita
socio-culturale che si sarebbe dovuta
manifestare nella smart-society si
risolve pertanto in ansia, in manifesta-
zioni di stress acuto dove l'unica strate-
gia di coping è continuare ad immerger-
si o a perdersi più o meno acriticamente
ed inconsciamente in forme di compor-
tamenti e atteggiamenti che sfociano in
varie forme di dipendenza patologica.
L'indagine è stata condotta con metodi
quantitativi con l'utilizzo di un questio-
nario online. Il campione è risultato
composto da 326 studenti tra i 16 e 20
anni di età che frequentavano alcuni
istituti scolastici della città di Ascoli
Piceno. Si è trattato di un campione
stratificato per sesso, età e area geogra-
fica di provenienza. In particolare dalla
consistenza del campione è possibile
affermare che tale area ha ricomprenso
ci sia territori propriamente ascolani, la
ttà di Ascoli, i comuni della valle del
Tronto, nonché alcuni poli del Fermano,
sia le confinanti zone dell'Abruzzo Vibra-
tiano da Civitella del Tronto ad Alba
Adriatica.
Per quanto riguarda l'utilizzo delle
tecnologie comunicative si sono analiz-
zate le variabili relative al possesso e
all'uso prevalente degli smartphone e
delle reti informatiche e alle dinamiche
interattive e socio-emotive. Ne è risulta-
to un quadro con tinte ed aspetti per
molti versi sorprendenti e talora scon-
certanti.
Il primo dato riguarda il possesso di uno
smartphone, che viene dichiarato dal
97,24% degli intervistati con una
preponderanza di donne. Il 98,57% delle
ragazze infatti possiede uno smartpho-
ne contro il 94,83% dei ragazzi. Il dato
non può meravigliare. La diffusione dei
nostri piccoli e complessi strumenti di
alta tecnologia è divenuta infatti negli
ultimi decenni di così ampia diffusione
da coprire praticamente tutto il mondo
in termini davvero globalizzanti.
Un dato più interessante è relativo
all'uso degli smartphone. È di fatto la
chat a totalizzare, quasi polarizzandolo,
il più frequente utilizzo degli smartphone
con tassi che vanno dal 19,33%, dei
maschi al 28,08% delle ragazze. Il dato
è senz'altro sorprendente e rivela un
universo femminile ormai più legato
I
“
”
È da chiedersi
se la smart-society sia
davvero così
intelligente come si
vuole far credere e se
questi indizi di
subalternità
patologica agli
strumenti non siano
anche modalità di
controllo e di
orientamento dei
nostri pensieri e delle
nostre vite.
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