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Succede spesso:
dietro una donna uccisa,
c’è un padre che si chiede
come proteggere dalla verità
la sua famiglia.
Un uomo che, man mano che
giorni passano, comincia
a non darsi più pace.
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ATTUALITÀ •
IL MONDO PICCOLO
niente di male. Ci sono io a proteggerti”. Non sono
stato capace di farlo».
Fabiana, la sua Fabiana, a sedici anni era morta in un
modo orribile: pugnalata e poi bruciata viva dal fidanza-
tino geloso. E lui non si dava pace: «Non l'ho protetta
abbastanza».
È stato allora che ci ho fatto caso. È stato allora che ho
cominciato a interrogarmi su questo altro aspetto
“maschile” dei femminicidi. Già, perché, proprio pochi
giorni prima, un altro padre mi aveva detto le stesse
parole. Sua figlia, Maria Rosaria, era stata sgozzata in
auto dall’ex fidanzato al quale aveva concesso un
ultimo appuntamento. E lui, che era un ex poliziotto,
nonostante fossero passati sedici anni da quel giorno
maledetto, ancora non se ne capacitava: «Non sapevo
che frequentasse quellʼuomo, non ho potuto proteg-
gerla, non riesco a perdonarmelo».
E mi è tornato in mente il papà di Roberta. Ero piccola
quando fu uccisa, ma la sua morte mi ha segnata per
sempre. È per lei che lotto da anni contro i femminicidi,
che per un anno sono andata nelle scuole a sensibiliz-
zare studenti di tutte le età e che continuo a parlarne
con tutti quelli che mi capitano a tiro. È per lei che
seguo da giornalista tanti, troppi casi di cronaca nera.
Ed è il capitolo finale della sua vicenda che da
trentʼanni spero un giorno di poter scrivere, anche se
ormai non ci spero quasi più.
Non la conoscevo di persona, Roberta, ma ci avevo
parlato al telefono. «Cʼè tua sorella?», mi aveva chiesto,
«voglio invitarla una settimana nella mia casa delle
vacanze, così studiamo insieme con le altre nostre
amiche». Pochi giorni dopo, quella ragazza meraviglio-
sa non cʼera più. Fu aggredita mentre in motorino si
recava alla sua casa al mare. Fu picchiata, stuprata,
seviziata e lasciata morire soffocata dalle spalline che,
per impedirle di urlare, i suoi aguzzini le conficcarono in
gola.
Roberta aveva solo diciotto anni. I suoi assassini non
sono stati mai individuati. Lei, invece, fu ritrovata
abbandonata in un campo il giorno dopo, alle 6.30 del
mattino. «Il comandante dei carabinieri venne a casa e
mi disse quel che le avevano fatto. Ho pensato: “Ora
come lo dico a mia moglie?”», mi ha ribadito suo padre
qualche settimana fa. Non ho avuto il coraggio di
chiedergli se anche lui si sente in colpa per non averla
protetta: da quando tutto questo è successo, ha già
sofferto troppo.
Quel giorno, Roberta in motorino non voleva andarci.
Furono i genitori a convincerla dicendole: «Noi ti segui-
remo con la macchina». Ma lei partì per prima, loro si
fermarono a prendere l'acqua e comprare un cocome-
ro, e poi non la trovarono più. Da allora chiedono giusti-
zia, ma finora nessuno è stato in grado di dargliela.
Di Tamara Ferrari
«Non l’ho protetta
abbastanza»
l comandante dei carabinieri mi chiamò da
parte e mi spiegò che cosa avevano fatto a
mia figlia. Ero sotto shock. Pensavo: “E
adesso come lo dico a mia moglie?” .
Succede spesso: dietro una donna uccisa, c'è un
padre che si chiede come proteggere dalla verità la sua
famiglia. Un uomo che, man mano che i giorni passano,
comincia a non darsi più pace. Si colpevolizza: «Non ho
capito in tempo con chi mia figlia aveva a che fare».
Oppure: «Non mi sono accorto che il marito era violen-
to». Soprattutto: «Non l'ho protetta abbastanza».
In Italia è una strage. Dal Duemila a oggi sono state
uccise più di tremila donne. Solo negli ultimi sei mesi,
più di trenta sono morte per mano dei loro mariti, fidan-
zati, dei loro ex o di quelli che stavano per diventarlo. I
numeri parlano chiaro: tre casi di femminicidio su
quattro sono avvenuti in famiglia. Ma quante tra le
vittime avevano un padre? Per quante c'è un papà che
ancora si strugge?
Difficile dirlo. Non ci sono numeri, non esistono statisti-
che. Semplicemente non si sa. Perché nessuno se lo
chiede, in pochi se ne occupano e solo raramente il loro
dolore fa notizia. Eppure, non si dice che non c'è amore
più bello di quello che unisce un padre alla propria
figlia? Allo stesso modo, non c'è dolore più grande di
quello che prova un papà che perde la sua “bambina”
per mano di un altro uomo. Anche quando lei è ormai
una donna, anche quando è una madre che lo ha reso
nonno.
«È stato come averla tradita», mi ha detto cinque anni
fa un papà disperato, «come non aver mantenuto la
promessa che le avevo fatto quando è nata. La ricordo
ancora. Fabiana era così piccola, così indifesa, mi
sembrava che potesse spezzarsi tra le mie mani se solo
non fossi stato attento. Le dissi: “Non ti succederà mai
«I