Itaca n. 11 - page 12

Diversità, questo è il tema principale
su cui riflettere leggendo il romanzo
ma anche libertà, fantasia, adattabilità,
senza mai perdere le radici che anzi,
devono essere ben ancorate nella pro-
fondità del sapere (grazie alle letture e
alla sua cultura Cosimo riuscirà sem-
pre a trovare i sistemi per sopravvive-
re) ma anche e soprattutto curiosità e
voglia di sentirsi tutt’uno con la natura
che lo circonda.
Cinzia Carboni
È una favola tragi-comica che può essere ben considerato un
libro di formazione, che accompagna la vita di un adolescente
verso la vita piena della determinazione e della consapevolez-
za […] Negli anni trascorsi sugli alberi Cosimo dovrà destreg-
giarsi con le difficoltà quotidiane imparando l’arte del vivere,
incontrerà l’amore e la morte, studierà, combatterà per i suoi
ideali, conoscerà persone importanti e ladri, infine scomparirà
aggrappato all’ancora di una mongolfiera, fedele all’idea di non
rimettere mai più piede sulla terra.
Calvino stesso a proposito del suo libro afferma che ha voluto
sviluppare in modo radicale l’idea di vivere su un albero per tut-
ta la vita, fino alle estreme conseguenze. L’obiettivo di Cosimo
(e la chiave di lettura) è diventare protagonisti della propria vita.
Ciò che gli altri possono chiamare” perdersi”, in realtà è la no-
stra unica e personale ricerca di vivere una vita autentica, nella
quale ci rispecchiamo e che ci rispecchia. Un ottimo motivo per
leggere o rileggere un classico della letteratura italiana.
Sonia Selvetti
Gioconda Belli
“La donna abitata”
Una vita che viene scardinata dalle sue fon-
damenta e dalla “retta” via a causa dell’a-
more per un uomo, amore dal quale entrambe
le protagoniste si emancipano, diventando a
pieno titolo artefici della loro vita
L’immagine è quella di un albero d’a-
rancio piantato nel giardino della casa
abitata da Lavinia, la protagonista,
casa un tempo appartenuta alla zia.
L’albero non è mai fiorito, fino al gior-
no in cui la giovane protagonista, di
ritorno dall’Europa dove ha concluso i
suoi studi di architettura, prende pos-
sesso della casa e si prepara per anda-
re al suo primo giorno di lavoro. L’odo-
re delle zagare pervade l’aria perché
si è realizzato un prodigio: l’anima di
una indio, Ytzà, vissuta secoli prima, ai
tempi dell’invasione spagnola, rivive
finalmente attraverso l’albero, i suoi fiori e il suo profumo. E lo
fa grazie a Lavina che vivrà la sua vita come allora Ytzà. Una vita
di ribellione ai modelli maschilisti, agli invasori allora e oggi a un
regime autoritario.
Così il vissuto di ciascuna delle due donne diventa storia univer-
sale di emancipazione, di lotta per una vita più gusta e libera.
In questo l’albero è la splendida metafora di un intreccio, di un
ponte che supera spazio e tempo per rendere sorelle Lavinia
e Ytzà e tutte quelle donne che combattono per una vita nella
quale sentirsi intere e vere.
Maria Letizia Del Zompo
Mi è rimasta quindi nella memoria la sensazione di unire l’esse-
re vegetale con l’essere umano, un albero appunto abitato dalla
protagonista e viceversa, e malgrado gli eventi portino la donna
a spostarsi e ad avere destinazioni piu’ o meno lontane, resta
sempre aggrappata se non fisicamente di certo mentalmente a
queste radici terrene…
Rosita Bellucci
Pia Pera
“Al giardino ancora non l’ho detto”
Un giardino da amare perché è il
luogo migliore per godere del mon-
do, una diagnosi terribile che giunge
improvvisa e costringe a cambiare le
prospettive, a fare i conti col passa-
to e a riflettere sul senso della vita,
sono questi gli ingredienti principali
di “Al giardino ancora non l‘ho detto”,
romanzo autobiografico di Pia Pera
edito da Ponte alle Grazie. Narrato in-
teramente in prima persona con una
prosa fluente e discorsiva, l’autrice
affronta lucidamente la sua malattia
in un diario che si apre con l’omaggio alla celebre poesia di
Emily Dickinson da cui ha preso il titolo, e prosegue con una
confessione coraggiosa e rivoluzionaria di chi, anziché cedere
alla disperazione, trova un diverso modo di guardare alla vita.
“Non sono più il giardiniere. Sono pianta
tra le piante, anche di me bisogna pren-
dersi cura”.
Eliana Narcisi
Giuseppe De Rita e Antonio Galdo
“Prigionieri del presente”
“Valutare l’opportunità di un cambiamento
per il bene individuale e collettivo”.
Come affermava Camus “il senso del-
la vita è resistere all’aria del tempo”
e nessun essere vivente meglio di un
albero lo dimostra: l’albero ha radici
che affondano nel terreno e rami che
si proiettano verso l’alto e sfidano le
tempeste. L’uomo contemporaneo,
invece, imprigionato nella dimensione
del presente, è diventato incapace di
conservare il passato e di costruire il
futuro. È questo l’allarme che lancia-
no Giuseppe De Rita e Antonio Galdo
nel saggio “Prigionieri del presente”.
I due autori indagano il mutamento antropologico in atto di
carattere sociale, economico e politico, e lo stile di vita attuale
basato sugli imperativi del “qui e ora” e del “tutto e subito”.
La riflessione, pur nella sua drammaticità, non cede al pessi-
mismo, ma genera l’auspicio che le nuove generazioni pren-
dano coscienza dell’imprigionamento che stiamo vivendo in
schemi mentali non autentici, travolti dal mito di orpelli ma-
teriali, economici e tecnologici. Occorrerà ritrovare i caratteri
dell’umanità, ripartire dalla sua “nudità” e, dopo “l’inverno” dei
sentimenti, delle emozioni, dei valori e dei sogni, sarà possibile
la rigenerazione di una nuova “primavera”.
Domenica Tranquilli
C O N S I G L I D I L E T T U R A
Consigli
di lettura
Associazione culturale
“I Luoghi della Scrittura”
Andrée Bella
“Socrate in giardino”
Regalami un ramo del primo
albero che incontri.
“La natura rende la vita più serena”
scriveva Epicuro a Erodoto quasi due
mila e cinquecento anni fa. E, allora,
la natura era dietro l’angolo, più a
portata di mano di oggi che invece
dobbiamo cercare passeggiando nei
boschi e nelle campagne, o, in città,
nei parchi e nei giardini. Andrée Bella
fa proprio questo, nel suo divertente
e interessante libro-saggio dal titolo
riassuntivo e pregnante: “Socrate in
giardino”. Passeggiate filosofiche tra
gli alberi. La filosofia nella natura, la
filosofia tra gli alberi: l’albero nella sua doppia veste, quella
di essenza che ha una sua vita e un suo tempo; grande ami-
co dell’uomo, a cui garantisce l’ esistenza, ha una sua anima,
una bellezza unica, una sua architettura sublime con i rami
che disegnano il cielo, ma anche quella di metafora della vita
dell’uomo. E l’autrice ci accompagna nelle sue passeggiate
sotto grandi alberi dissertando dei grandi temi; di temi eterni,
direi, sui quali l’umanità si interroga da sempre.
Giovanni Corradetti
Elisa Luvarà
“ Un albero al contrario”
Un albero normalmente attinge nutrimento
e forza dalla base, ma quello di Ginevra è
capovolto, le sue radici sono in alto e ap-
parentemente non si ancorano a nulla; per
poter vivere, si nutrono di piccoli.
L’originale titolo di questo toccante
e delicato romanzo è la vitale e sal-
vifica metafora della vita della prota-
gonista e dell’esperienza personale
dell’autrice stessa. Quest’ultima,
allontanata a quattro anni dalla sua
famiglia d’origine, giunge ad undici
nella casa-famiglia raccontata nel-
la storia, solo dopo una pregressa
esperienza in istituto e con il pesan-
te fardello aggiuntivo di un affido
fallito. La Elisa/Ginevra del romanzo
sente di non essere più sola in quel
mondo bizzarro; una comunità dove
tutti hanno storie dure alle spalle, ma dove insieme si fanno
coraggio, e quando si ritrovano intorno al tavolo sanno che è
a questo, in fondo, che serve una famiglia.
E così imparerà a superare i traumi del passato e a perdona-
re, avviandosi progressivamente verso la guarigione dell’a-
nima. Una seconda opportunità per superare la solitudine,
ricostruire la fiducia nel prossimo e godere dell’inestimabile
valore di appartenere a qualcuno.
Sonia Loffreda
Italo Calvino
“Il barone rampante “
Osserverà il mondo da una posizione privi-
legiata, al di sopra degli sguardi comuni,
oltre il tempo e lo spazio, tra le chiome ora
spoglie ora dense di verdeggiante linfa che
si protendono al cielo come i sogni, scan-
dendo il rincorrersi delle stagioni, delle
scelte, delle emozioni, in uno stupefacente
e affascinante caos di varia umanità che fa
fiorire e colora la vita.
Protagonista, nella tenuta siciliana dei nobili familiari, un ragaz-
zino di 12 anni, Cosimo, che, stanco delle imposizioni dei suoi
genitori, decide di ribellarsi e lascia le comodità di casa per
andare a vivere su gli alberi.
La scelta è incomprensibile per i genitori e per tutti i compa-
esani di Ombrosa e Cosimo viene additato come il pazzo del
villaggio ma, con il tempo, i più impareranno ad apprezzarlo e
la sua fama scavalcherà i confini della regione e della ragione.
Nel libro tutta la storia è narrata dal fratello minore Biagio che
lo ammira per il suo coraggio e lo aiuta come può ma non ha
e non avrà mai la sua stessa determinazione per fare scelte di
vita tanto estreme e diverse.
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