Il Monastero - Il restauro
Il restauro conservativo ed il consolidamento statico dell’Abazia di San Benedetto in Valledacqua e l’annessa Foresteria, sono il frutto di un complesso di circostanze positive determinate dalla volontà e dalla fattiva collaborazione tra l’Istituto Diocesano per il Sostentamento del Clero di Ascoli Piceno e la Soprintendenza per i Beni Architettonici e Paesaggistici delle Marche. Un raro e positivo caso di attivazione di un unico obiettivo conseguito con entusiasmo tra l’istituzione sta- tale e quella religiosa, ossia quello di ritrovare un luogo dello spirito e di preghiera e quello di recuperare un bene culturale ed un paesaggio da decenni giacente in un grave stato di abbandono e di degrado. È con viva soddisfazione di tutti che oggi possiamo annoverare la presenza di questa “memoria”, tra gli eremi ed i monasteri della nostra Regione, saldando così un debito con la storia e la spiritualità delle comu- nità monastiche Farfensi, Benedettine e Cistercensi, le cui logiche insediative costituiscono un fondamentale riferimento del rapporto tra la storia dello sviluppo delle aree urbane e le aree più interne e malsane del nostro territorio. Il luogo deserto edificato e costruito alla fine del X secolo per una vita condotta in solitudine, vive oggi per tutti con l’Abazia officiante e con l’ampia e accogliente Foresteria, luoghi di preghiera e di incontro che con il loro restauro hanno ricostruito il carattere di unitarietà paesaggistica ed ambientale del luogo. Si è trattato, quindi, non di un restauro riferito al singolo bene culturale, bensì di un’operazione più com- plessa che implicava in sé la costruzione del “nuovo”, la Foresteria, ed il recupero della fabbrica storica, l’Abazia, in rapporto al paesaggio ed al rispetto della storia del sacro luogo di culto. Tutti questi elementi sono stati alla base del costruttivo rapporto che sin dall’inizio si è instaurato tra le maestranze che hanno eseguito i lavori, i progettisti, l’Istituto Diocesano per il Sostentamento del Clero ed i fun- zionari della Soprintendenza. I colori, il restauro degli apparati architettonici e decorativi ed ogni materiale impiegato, sono stati ogget- to di lunghe discussioni a cui la Soprintendenza ha partecipato con vivo entusiasmo nonostante l’emergenza post -terremoto verificatasi con i danni del sisma del 1997. A tutti gli autori di questo restauro va il ringraziamento della Direzione Regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici delle Marche a nome dei cittadini ascolani e marchigiani che possono di nuovo ammirare un luogo monastico nello splendore delle sue origini e della sua spiritualità. P rof. Paolo Carini Direttore regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici delle Marche
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