Il Monastero - Il restauro

menti nn. 740 32 , 1053, 1269 del Regesto nell’Amatriciano. Non è questa la sede per precedere ad ulteriori approfondimenti delle due ipotesi divergenti. È sufficiente, comunque, dire che il problema critico resta sospeso, anche se convince di più la posizione di chi colloca Sommati nell’Amatriciano. Le prime menzioni certe della prepositura di San Benedetto di Villa Valle d’Acqua si hanno nel Catasto ascolano del 1381 33 , in un documento dell'Archivio di S. Angelo Magno del 1395 34 e, soprattutto, nei bastardelli dei notai asco- lani e acquasantani. Questi ultimi ci offrono pure lo spunto per individuare i probabili fondatori della prepositura di Villa Valle d’Acqua: i Nobili di Monte Calvo, i quali risultano nella metà del Quattrocento patroni dell’ormai ex complesso monastico. Secondo il diritto canonico, il patronato è una somma di privilegi e di obblighi, riconosciuta in virtù di una conces- sione canonica ai fondatori cattolici di una chiesa, di una cap- pella o di un beneficio. Secondo il cardinale ostiense, l'ele- mento caratterizzante dello juspatronatus , trasmissibile per eredità, parentela e gens , era lo ‘jus praesentandi clericum ad ecclesiam vacantem vel beneficium vacans’. Questo diritto di presentazione si esplicava con l’indi- cazione di un chierico idoneo all’autorità ecclesiastica, alla quale spettava invece lo jus istituendi , ossia il diritto di collo- care o meno il designato nel beneficio vacante. Nel Quattrocento, il superior legittimus a ratificare la volontà dei patroni della chiesa di Villa Valle d’Acqua era il priore del monastero farfense di San Lorenzo di Rotella, dove si conser- vava il Bullarium delle nomine. 35 Nel corso dei secoli, l’estinzione e la politica matrimo- niale delle famiglie aristocratiche portano ad un’eccessiva pro- liferazione dei patroni della prepositura di Valle d’Acqua. 36 Ciò nonostante, nel presentare al priore di Rotella un ‘Rectorem idoneum et sufficientem ad regimen dictae ecclesiae sancti benedicti’, vecchi e nuovi titolari del diritto di presenta- zione ribadirono sempre con fermezza che ‘l’ istitutio dicti Rectoris’ spettava esclusivamente a loro per aver fondato e dotato la chiesa. 37 Come e quando Farfa acquistò il diritto di ratificare la designazione del rettore operata dai patroni? Le soluzioni prospettabili sono diverse. Ad esempio, molti storici ritengono che ‘nelle zone rurali i gruppi dominanti furono pagina precedente Catasto del 1381 , Registro 50, c. 44, Archivio di Stato di Ascoli Piceno 19 sotto e pagina successiva Manoscritto n. 899 relativo alla controversia tra l’Abazia di Farfa e il Vescovo di Ascoli, 1628, Biblioteca comunale di Macerata

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