66 - Il 63,9% degli studenti ha conoscenza e consapevolezza dell’esistenza di servizi di supporto psicologico nella propria scuola/università, percentuale più elevata tra gli studenti delle scuole superiori (73,8% rispetto a 43,9%). Nel complesso, nelle situazioni in cui è più alto il bisogno, più forte è la voce critica per l’assenza di forme di supporto psicologico. - La quasi totalità degli studenti (91%) ritiene utile un supporto psicologico nella propria scuola o università e un terzo degli studenti (35,3%) non solo lo ritiene utile ma vorrebbe usufruirne. Tale quota sale al 51,4% per gli studenti universitari e si attesta al 27,4% per gli studenti delle scuole superiori. - Il 26,2% degli studenti si è rivolto a un qualche servizio di supporto psicologico nel corso della pandemia, in più della metà dei casi a un servizio privato. Inoltre, la quasi totalità (oltre il 90%) di chi non si è rivolto a un servizio psicologico ritiene comunque utile avere un supporto di tale natura all’interno della propria scuola e un terzo di essi non solo lo ritiene utile ma vorrebbe anche usufruirne (30%), elemento questo che sottolinea una potenziale domanda per un servizio psicologico scolastico o universitario. - Ma come vorrebbero che fosse il servizio di supporto psicologico scolastico/universitario? Attraverso una domanda aperta gli studenti hanno sottolineato come vorrebbero un servizio psicologico accessibile a tutti, con un’apertura continuata anche al termine delle lezioni, capillare nelle strutture/sedi, gratuito, in cui prevedere un percorso continuativo nel tempo, con figure psicologiche competenti e professionali, in ambienti dedicati e inclusivi, e in cui per accedervi non sia necessario il consenso dei genitori. Qual è la visione degli studenti sul futuro? - Dopo aver ripercorso l’esperienza vissuta durante la pandemia, è stato chiesto agli studenti di immaginare il proprio futuro. Rispetto alla visione del futuro, gli studenti si sentono in primo luogo curiosi (81,6%), insicuri (75,3%) e impauriti (72,6%); quindi, esprimono una propositività nei confronti del futuro smorzata da sensazioni di insicurezza e di paura. Per gli studenti delle scuole superiori prevale lo stato d’animo della curiosità (82,7%) mentre per gli studenti universitari al primo posto troviamo quello dell’insicurezza (81,8%). Nel complesso, il 43,3% degli studenti guarda al futuro con una visione preoccupata (39% superiori, 51,9% università), il 46,6% con una visione ottimista (50,9% superiori, 38,2% università), e la restante quota con una visione non sbilanciata su nessuno dei due fronti (10,1% superiori, 9,9% università). Come emerge dal confronto, maggiori preoccupazioni si rilevano tra gli studenti universitari. - La preoccupazione che più è aumentata nel corso della pandemia è quella legata alla solitudine (55,9%), seguita dalla preoccupazione per il proprio futuro scolastico/universitario (46,2%), per la futura condizione lavorativa (43,9%), per la possibilità di fare quello ciò che piace (41,4%) e per la possibilità di essere autonomo dal punto di vista economico (41,3%). Anche in questo caso si riscontra un livello di preoccupazione più marcato per la componente universitaria e più legato all’ingresso nel mondo del lavoro, mentre per la componente delle superiori più legato al futuro scolastico, elementi questi che rispecchiano le due differenti fasi del percorso di vita. - Per concludere, agli studenti è stato chiesto di indicare quali fossero le priorità di intervento per il futuro della propria generazione. Tra le priorità, al primo posto troviamo il lavoro (occupazione, diritti), considerata una priorità di intervento da più della metà degli studenti (56%), seguito dalla richiesta di un servizio di supporto psicologico agevolato/psicologo di base (48,2%) e dall’ambiente (sostenibilità, ecologia, politiche green) (47,7%). Le prime due priorità rispondono alle criticità
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