53 - Altri aggettivi molto utilizzati riguardano la figura dello psicologo che deve essere prima di tutto “competente” e “professionale” ma anche “serio” e “disponibile” e capace di ascoltare, leggere, riconoscere e interpretare le problematiche delle giovani generazioni. Nel servizio scolastico devono quindi essere impegnate figure di riconosciuta professionalità e con un bagaglio di esperienze costruito anche sulle nuove frontiere dei disturbi delle giovani generazioni; - Per riuscire a vincere le resistenze e lo stigma sociale spesso associato al servizio psicologico, la scuola dovrebbe accompagnare l’attivazione di tale servizio con una campagna di comunicazione specifica e un orientamento al percorso psicologico anche durante le ore di lezioni e di didattica. In diversi casi, si propone di prevedere degli incontri con cadenza regolare in cui un esperto interviene nelle ore di lezione e di didattica per spiegare le finalità e l’organizzazione del servizio di supporto psicologico a scuola/università; - Il servizio, inoltre, deve essere “accogliente” e “discreto” nel senso di essere organizzato in ambienti dedicati e organizzati per l’ascolto e capaci di garantire la riservatezza/anonimato degli studenti. Sul tema della privacy, strettamente legato anche all’accessibilità, un ampio numero di studenti richiede che il servizio di supporto psicologico possa essere attivato anche senza il consenso dei genitori; - Il servizio non deve, inoltre, occuparsi di temi/problematiche solamente afferenti allo studio ma deve essere “inclusivo” abbracciando tutte le tensioni della sfera privata/personale; - In ultimo, si sottolinea spesso come il servizio di supporto psicologico debba prevedere sia modalità di incontro individuale che incontri di gruppo sperimentando anche soluzioni ibride e, preferibilmente, debba svolgersi in presenza.
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