Indagine sulla società anziana in Valle d'Aosta Lugio 2019
I FATTORI DI RISCHIO, LE CONDIZIONI DI SALUTE E LA SPERANZA DI VITA Il Comitato deputato alla valutazione dei Livelli Essenziali di Assistenza nelle regioni italiane ha recentemente espresso una valutazione positiva circa l’evoluzione negli stili di vita e nelle condizioni fisiche della popolazione valdostana in relazione alla sedentarietà, al mass body index (che classifica le persone nelle tre categorie normo/sottopeso, sovrappeso, obeso), all’abitudine al fumo e al consumo di alcol. Secondo i dati più recenti dell’ISTAT, gli stili di vita dei valdostani presentano in effetti minori fattori di rischio (si vedano Stewart et al. 2010 e Trevisan et al. 2011) per la salute rispetto alla media delle regioni italiane. La popolazione residente infatti si distingue, nel panorama italiano, per una minore propensione alla sedentarietà (32,1% rispetto a una percentuale nazionale del 38,1%) e al fumo (19,3% rispetto al 19,7%) e ad una più bassa proporzione di persone in sovrappeso o obese (41,5% contro 45,9%), mentre presenta una più diffusa abitudine al consumo di alcolici fuori pasto, che interessa il 43,3% dei residenti di almeno 11 anni (valori dell’indicatore significativamente più alti della media nazionale si riscontrano anche in Trentino-Alto Adige e in Friuli-Venezia Giulia). Nonostante il quadro degli stili di vita della popolazione sia complessivamente positivo (come confermato dalla valutazione del Comitato LEA) la speranza di vita alla nascita nel 2017 era pari soltanto ad 82 anni, ovvero di 0,7 anni più bassa rispetto a quella media (solo i campani e i siciliani avevano un aspettativa inferiore). Negli ultimi dieci anni la speranza di vita alla nascita della nostra regione è cresciuta di 1 anno e mezzo, mentre la speranza di vita a 65 anni di 0,8. Nel 2017 un individuo valdostano di 65 anni poteva aspettarsi di vivere in media, 20 anni e mezzo, così come un 65enne italiano medio. I tassi di mortalità per tumore (114,3 per 100.000 abitanti), per malattie dell’apparato respiratorio (47,0) e dell’apparato digerente (19,0) sono tra i più alti del Paese (dati riferiti al 2015), mentre sono più contenuti quelli per cirrosi e altre malattie del fegato (1,4) e per malattie del sistema circolatorio (151,3). Le rilevazioni disponibili restituiscono un ritratto di una popolazione più in salute rispetto a quella dell’Italia nel suo complesso sebbene, dal confronto con alcune regioni del Nord – in particolare la Provincia Autonoma di Bolzano – , emerga anche la presenza di ampi margini di miglioramento sia dal lato della prevenzione delle malattie croniche sia dal lato del trattamento di queste problematiche e della tutela della qualità di vita di coloro che ne sono affetti. Nel 2017 la percentuale di individui che si dichiaravano in uno stato di buona salute era del 71,1%: più di Piemonte, Liguria, Lombardia, Veneto e Friuli-Venezia Giulia, ma meno di Emilia-Romagna, Trento e, soprattutto, Bolzano (85,4%). Ampi scarti, in negativo dalla provincia altoatesina si rilevano anche per l’incidenza delle malattie croniche nella popolazione: nella nostra regione il 36,9% degli abitanti è affetto da almeno una malattia cronica (il 26,8% a Bolzano) e il 16,7% da almeno due (l’ 11,7% a Bolzano). Sebbene l’incidenza dei malati cronici si sia ridotta dal 2010, preoccupa la concomitante riduzione delle persone che si ritengono in buona salute, sia rispetto al totale della popolazione (da 73,1% a 71,1%) sia rispetto alla popolazione dei cronici (da 50,2% a 49,9%). Seppure su questa dinamica abbia influito, presumibilmente, l’avanzare del processo di senilizzazione, bisogna considerare che nella Provincia di Bolzano queste percentuali sono cresciute entrambe, rispettivamente di 3 e 2 punti. 43
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