Indagine sulla società anziana in Valle d'Aosta Lugio 2019
Anche nel corso del 2018, per il quinto anno consecutivo, la popolazione valdostana è diminuita (di 536 unità, ovvero dello 0,4% tra il primo gennaio e il 31 dicembre). Le ragioni del calo demografico che investe ormai la maggior parte delle aree italiane sono rintracciabili nel peggioramento della dinamica naturale (il tasso di mortalità in continuo aumento per effetto dell’invecchiamento, il calo delle nascite) e nella debolezza della dinamica migratoria . Il saldo migratorio della nostra regione con il resto del Paese è uno dei più bassi del Centro-Nord (+0,6 per 1.000 abitanti nel corso del 2018). Inoltre presenta il saldo migratorio con l’estero più basso di tutte le regioni centro-settentrionali (+2,0 per 1.000 abitanti), mostrandosi poco attrattiva per gli stranieri, che costituiscono soltanto il 6,6% dei residenti: percentuali più contenute si rilevano soltanto nelle regioni meridionali. La bassa presenza straniera in Valle d’Aosta può essere spiegata, in parte, dall’assenza di grandi insediamenti urbani e produttivi ed anche, come si argomenterà in seguito, alla scarsa disponibilità di abitazioni e all’elevato costo della vita. I trasferimenti di residenza verso l’estero hanno seguito un trend crescente, passando dai 249 del 2012 ai 473 del 2018: la Valle d’Aosta origina flussi di emigrazione sempre più consistenti . Anche i trasferimenti in Regione di persone provenienti da altri Paesi, tuttavia, sono in ripresa. Nel 2018 sono stati 723, raggiungendo il picco degli ultimi sette anni. La Valle d’Aosta, nel contesto generale di invecchiamento della popolazione italiana, presenta un livello di senilizzazione più alto della media, avendo una percentuale di ultra-sessantacinquenni del 23,5% (il valore nazionale è del 22,6%) e una percentuale di giovani under 15 del 13,4% (pari a quella italiana). Le proiezioni demografiche indicano che nel 2030 i cosiddetti anziani (un concetto che appare sempre meno adeguato a descrivere la pluralità di condizioni di vita di coloro che si sono ritirati dal lavoro) con almeno 65 anni saranno il 27,7% e nel 2040 il 32,7% (fonte: proiezioni ISTAT). La popolazione ultra-ottantacinquenne aumenterà a tassi anche più sostenuti, raggiungendo il 5% nei primi anni Trenta. Si tratta di un fenomeno che produrrà un forte impatto sulla domanda sanitaria e di assistenza, mettendo alla prova il sistema di long-term care . L’analisi condotta suddividendo il territorio regionale in quattro fasce corrispondenti alla dimensione del comune, mostra che il Capoluogo (l’unico con più di 20.000 abitanti) presenta uno stadio più avanzato del processo di senilizzazione, con una percentuale di anziani del 27,1%. Seguono i piccolissimi comuni fino a 1.000 abitanti (23,2%), quelli da 3.001 a 5.000 (22,3%) e quelli da 1.001 a 3.000 (21,6%). Si presenta quindi una nota «relazione a U», riscontrabile anche in altre zone del Paese, tra la dimensione demografica del comune e il suo tasso di invecchiamento. I PRINCIPALI INDICATORI DEMOGRAFICI: LA SENILIZZAZIONE, LA DEBOLEZZA DEI SALDI MIGRATORI, INTERNO ED ESTERNO 11
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