Spazio al Lavoro n. 7 del 2013
| 3 spazi o lavoro a l E invece? «Voglio fare un esempio che è an- che un appello al governo. C’è il caso Piombino, abbiamo aperto il tavolo sulla siderurgia impegnan- doci a difendere le produzioni e a salvare l’occupazione. L’Acciaie- ria è commissariata. Possibile che non ci siano i soldi per rifornire l’altoforno e farlo funzionare? Forse una dimenticanza. Ci aspet- tiamo che il ministro dello Svilup- po economico intervenga presto per risolvere questo caso». Il suo predecessore alla gui- da della Cgil, Guglielmo Epifa- ni, oggi segretario del Pd, ha espresso una valutazione più serena della legge di stabilità. «Epifani fa un altro lavoro, svolge altre funzioni. Ma non sfugge certo a Epifani la necessità di cambiare, di raccogliere le sollecitazioni del sindacato affinchè le risposte del governo alla crisi siano all’altezza dell’emergenza sociale. Sono sicu- ra che il Pd si batterà per miglio- rare la legge». Come si muoveranno i sindacati confederali nelle prossime setti- mane. C’è in ballo anche la pro- posta di uno sciopero generale? «Lunedì prossimo ci vediamo con Cisl e Uil, valuteremo insieme la legge di stabilità e le richieste di modifica da presentare al Par- lamento. Vogliamo informare e coinvolgere i lavoratori, avviare un processo lungo di mobilitazione unitaria. Tutti gli strumenti di lotta sindacale sono a disposizione». $ delle diseguaglianze. Siamo, pur- troppo, ancora prigionieri di un liberismo dannoso, che magari oggi si presenta in una formula meno cruenta, ci sono meno for- bici in azione, ma il risultato è più o meno lo stesso. Non c’è la ne- cessaria discontinuità nella politi- ca di governo, non vedo un’azione coerente che possa davvero risol- levare il Paese» Un capitolo che lei avrebbe inse- rito nelle proposte del governo? «Una serie di interventi di politica industriale. Investimenti e ricer- ca. Avrei concentrato le risorse in due campi: innovazione tecnologi- ca di processi e prodotti, un pro- gramma coerente di riduzione del costo dell’energia. Abbiamo biso- gno come il pane che riparta il ci- clo di investimenti, che le imprese superstiti alla crisi siano capaci di competere sui mercati creando occupazione. Sarebbe stato utile anche un piano, forte però, di in- vestimenti per la banda larga. Ma c’è poco, pochissimo. Letta dove- va scommettere con più coraggio sugli elementi di cambiamento». con tutta la disponibilità a collabo- rare della Cgil, chiedo al governo di modificare l’impostazione e i contenuti della legge di stabilità». Cosa salva? «Le due uniche cose positive sono la decisione di non tagliare an- cora la Sanità e il fatto che sia stato allentato il patto di stabilità dei comuni che libera un miliar- do per gli investimenti. Su questi due capitoli si poteva costruire un disegno di politica economica di discontinuità dal passato». Ma il problema vero è che le ri- sorse sono poche, non ci sono tesori da investire. E l’Europa ci osserva pronta a sgridarci. «Sì è vero, c’è anche questo fatto- re e nessuno si illude che ci siano miliardi da buttare. Ma il limite del disegno del governo è chiaro. Anche Letta parte dall’idea che l’unica cosa che conta è tagliare le tasse. Ma non è vero. Questo slo- gan del pagare comunque meno tasse va bene per il tea party, ma non è in sintonia con una politica seria, responsabile di riduzione «Q uesta legge di stabilità non ci piace. Non ci sono le scelte di equità di cui il Paese ha bisogno, non si vede un cam- biamento, le risorse che vengono messe a disposizione non rie- quilibrano la situazione di ingiu- stizia sociale di cui soffriamo. Il governo, soprattutto, non coglie l’urgenza di guardare al lavoro come fattore decisivo per lo svi- luppo, in questa mancanza politi- ca e culturale c’è qualche cosa di vecchio e, per me, di pericoloso». Susanna Camusso, leader della Cgil, analizza e commenta i con- tenuti della legge di stabilità e la sua delusione appare forse più accentuata dalla speranza a lungo coltivata, ma evidentemente sba- gliata, che questa volta ci si pote- va attendere qualche cosa di più e di diverso. In molti, soprattutto i sindacati si attendevano un se- gnale forte, positivo per il lavoro, i pensionati, i giovani, con inter- venti che tendessero a ridurre le diseguaglianze e gli effetti dram- matici della crisi di questi anni. Segretario Camusso, cosa si aspettava la Cgil? «Certo non la rivoluzione. Non pensavo che Enrico Letta avesse la bacchetta magica. Ma qui c’è poco, bisogna essere chiari. Dopo le pa- role, le promesse del premier mi ero fatta l’idea che fossimo alla vi- gilia di un cambio di stagione, che potesse iniziare una fase nuova, una diversa politica economica, che si potesse maturare una stra- tegia industriale, di investimenti, di ricerca all’altezza delle necessi- tà dell’Italia. Ma le speranze sono andate deluse. Non ci siamo sul fisco, non ci siamo con il blocco dei contratti dei dipendenti pubbli- ci, sul cuneo fiscale si poteva fare diversamente anche con le poche risorse a disposizione. Ora, lo dico il punto Camusso: il governo Letta ci ascolti, cambiamo la legge di stabilità. In una intervista al quotidiano ‘l’Unità’ il Segretario della CGIL afferma: “c’è ancora un’impronta liberista dannosa, affrontiamo le diseguaglianze” Come avete potuto vedere la nuova Legge di Stabilità si presenta iniqua e non in grado di operare quella inversione di marcia che la CGIL ha richiesto. In particolare il nostro Se- gretario Generale ha più volte insistito sul ca- pitolo dell’uguaglianza come motore non solo di giustizia sociale ma anche di sviluppo. Tra le politiche che sottendono l’uguaglianza sono senza dubbio centrali quelle per una riorganiz- zazione dei carichi fiscali. Non è vero che le tasse sono troppo alte; lo sono solo per coloro che le pagano con fedeltà, vale a dire lavora- tori e pensionati. Pagano troppo i percettori di reddito che non evadono e troppo poco i per- cettori di rendite e i grandi patrimoni. Per que- sto la CGIL ha proposto, sia per promuovere un primo e necessario riequilibrio fiscale, che per recuperare risorse per ridurre il carico sul lavoro e pensioni, un incremento della tassa- zione sui proventi da rendite finanziarie. tassazione delle rendite finanziarie «Le due uniche cose positive sono la decisione di non tagliare ancora la Sanità e il fatto che sia stato allentato il patto di stabilità dei comuni che libera un miliardo per gli investimenti »
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