Spazio al Lavoro n. 7 del 2013
| 14 spazi o lavoro a l fillea-cgil edili spazi o lav r a l La Fillea-Cgil organizza tutela ed assiste i lavoratori dei settori: edilizia-lapidei-legno-manufatti in cemento. La fillea cgil è a vo- stra disposizione per: informazioni riguardanti i vostri contratti di lavoro e la legislazione del lavoro in genere- vertenze sinda- cali - recupero spettanze - rapporti con la cassa edile. La Fillea è un’organizzazione sindacale che promuove la libera associazione e l’autotutela solidale e collettiva delle lavoratrici e dei lavoratori del settore edilizia e affini, legno e arredamento, lapidei. Fillea-Cgil: a tutela degli edili LA FILLEA-CGIL È PRESENTE SU TUTTO IL TERRITORIO REGIONALE: AOSTA: via Binel 24 – tel. 016 5271641 - Fax 0165 271699 Dal lunedi’ al venerdi’, 8.30 – 12.30, 14.30 – 18.30; sabato 9.00 – 12.00 VERRES: via Freres Gilles 30/a – tel. 0125922401 - Martedi’ 16.00 – 19.00 MORGEX: via Valdigne 8 – tel 0165 800180 - Mercoledi’ 15.30 – 18.30. CHATILLON: p.zza Caduti per la Patria 4 – tel. 0166 61809 Giovedi’ 16.00 – 19.00 DONNAS: via Roma 93 – tel 0125 804400 - Venerdi’ 15.30 – 18.30. Edilizia: un piano industriale contro il declino Intervista a Gabriele Matterana, segretario generale della FILLEA-Cgil VdA: “subito un programma di piccole opere immediatamente cantierabili finalizzate al riassetto del territorio regionale” D avide A vati “L a situazione del settore è drammatica. Dall’ini- zio della crisi si sono persi 600 mila posti di lavoro in Italia, e 1000 solo in Valle d’Aosta”. È racchiusa in queste poche cifre l’analisi del presente del settore edile, per bocca del segretario regionale della FILLEA-Cgil Valle d’Aosta Gabriele Matterana. “In Valle, nel solo ultimo anno (ago- sto 2012-agosto 2013) sono stati bruciati ben 300 posti di lavoro in edilizia. Per la nostra regione è un numero enorme”. Segretario, il settore delle co- struzioni patisce le conseguen- ze di una crisi durissima che sta distruggendo un tessuto imprenditoriale diffuso e una ricchezza fatta di manodopera altamente professionalizzata. “È così. Per restare alla Valle d’A- osta, con la crisi del settore au- menta il rischio di una sempre maggiore presenza sui cantieri di imprese poco strutturate e poco solide che, approfittando delle difficoltà delle ditte locali (spe- cialmente di quelle medie, da 20 o 30 dipendenti), stanno creando non pochi problemi per i lavora- tori. Penso, ad esempio, alle ‘finte partite Iva’ che sempre più lavo- ratori sono costretti ad aprire, pur restando nei fatti dei dipendenti, e che hanno come conseguenza dif- ficoltà nella corresponsione delle spettanze e la perdita di diritti ac- quisiti da contratto. Si rischia una guerra fra poveri”. A tutto ciò si aggiunge il pro- blema degli ammortizzatori sociali in deroga, prossimi alla scadenza. “È una situazione a forte rischio sociale. La crisi del settore edile non si sta facendo mancare nulla: riduzione di posti di lavoro e im- possibilità di ricollocazione per ri- assorbire i lavoratori licenziati. In più, entro fine anno termineranno i fondi per gli ammortizzatori in deroga, a partire dalla Cassa inte- grazione. Noi speriamo che i capi- toli di spesa siano rifinanziati, ma il rischio forte è che tante persone che non hanno un lavoro si ritro- vino dall’oggi al domani senza al- cuna copertura”. Quali sono le prospettive per il futuro? “Non buone. Non ci sono grandi presupposti per parlare di inver- sione di tendenza, anche perché i soldi che la Regione investe in edilizia sono sempre meno. Non basta il progetto della nuova Uni- versità (ammesso che si faccia, si parla già di interventi a ‘pezzi’ a seconda dei soldi in cassa), non bastano i lavori della funivia del Monte Bianco o del passante stra- dale di Etroubles. Abbiamo più volte sollecitato il Governo regio- nale sulla necessità di un vero pia- no industriale per il settore edile in Valle. Un piano molto concreto, senza grandi opere inutili né nuo- va cementificazione, ma con un programma di piccole opere im- mediatamente cantierabili finaliz- zate al riassetto del territorio, alla manutenzione e al recupero del costruito. Serve una nuova visio- ne dell’edilizia, che non consumi altro terreno, ma che si concentri nella ristrutturazione di case e borghi (e nel risparmio energeti- co), nel rivitalizzare i centri sto- rici, nell’abbattimento delle bar- riere architettoniche anche negli edifici privati. L’edilizia è sempre stato un volano dell’economia re- gionale. Le grandi opere regiona- li devono essere concentrate alla messa in sicurezza dei versanti e del territorio. Se mancano i soldi a bilancio, è ora che anche le par- tecipate regionali facciano la loro parte riversando investimenti nel territorio. Non investire in edilizia vuol dire ritardare la ripresa eco- nomica e mettere in difficoltà un ampio indotto”. Nei mesi scorsi, nonostante la crisi, siete riusciti a portare a casa il rinnovo del contratto re- gionale di settore. “È un buon accordo in un mo- mento economico difficile. Ab- biamo avuto il merito di vincere le resistenze della parte datoriale, che non voleva mettere mano agli aumenti in busta paga, per noi necessari. Resta comunque da affrontare l’emergenza quotidia- na delle imprese che licenziano o chiudono e di tanti lavoratori, soprattutto delle fasce più deboli, che perdono reddito e speranza per il futuro. Se non si riuscirà ad imprimere una vera svolta, il 2014 sarà drammatico: e non bastano i 14 euro in busta paga promessi dalla Finanziaria del Governo”. Hai parlato prima dei cantieri delle grandi opere. La FILLEA- Cgil ha più volte sottolineato la necessità di grande attenzione contro le infiltrazioni mafiose. “Il problema esiste, ed è un crimi- ne negarlo o far finta di non vo- lerlo vedere. Occorre prestare più attenzione alle infiltrazioni della criminalità organizzata nel setto- re delle costruzioni e del cemento. Abbiamo proposto l’adozione si- stematica anche in Valle d’Aosta dei protocolli di legalità, per te- nere fuori le imprese in odore di mafia. Non siamo indenni a questi traffici”. $ «L’edilizia è sempre stato un volano dell’economia regionale. Le grandi opere regionali devono essere concentrate alla messa in sicurezza dei versanti e del territorio. Se mancano i soldi a bilancio, è ora che anche le partecipate regionali facciano la loro parte riversando investimenti nel territorio»
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