Spazio al Lavoro n. 3 del 2013
| 3 spazi o lavoro a l sarebbe stato la “festa dei lavora- tori di tutti i paesi, nella quale i lavoratori dovevano manifestare la comunanza delle loro rivendi- cazioni e della loro solidarietà”. Nel nostro Paese il fascismo deci- se la soppressione del 1 Maggio, che durante il ventennio fu fatto coincidere con la celebrazione del 21 aprile, il cosiddetto Natale di Roma. Mentre la festa del lavoro assume una connotazione quan- to mai “sovversiva”, divenendo occasione per esprimere in for- me diverse (dal garofano rosso all’occhiello, alle scritte sui muri, dalla diffusione di volantini, alla riunione in osteria) l’opposizione al regime. Il 1 Maggio tornò a ce- lebrarsi nel 1945, sei giorni dopo la liberazione dell’Italia. La pagina più sanguinosa della festa del lavoro venne scritta nel 1947 a Portella della Ginestra, dove circa duemila persone del movimento contadino si erano date appuntamento per festeg- giare la fine della dittatura e il ripristino delle libertà, mentre cadevano i secolari privilegi di pochi, dopo anni di sottomissio- ne a un potere feudale. La banda Giuliano fece fuoco tra la folla, provocando undici morti e oltre cinquanta feriti. La Cgil proclamò lo sciopero generale e puntò il dito contro “la volontà dei latifondisti siciliani di soffocare nel sangue le organizzazioni dei lavoratori”. Le profonde trasformazioni socia- li, il mutamento delle abitudini, la progressiva omogeneizzazione delle classi sociali hanno profon- damente cambiato il significato di una ricorrenza che aveva sempre esaltato la distinzione della classe operaia. Il modo di celebrare il 1 maggio è quindi cambiato nel cor- so degli anni. Da diversi anni Cgil, Cisl, Uil han- no scelto di celebrare la giornata del 1 Maggio promovendo una manifestazione nazionale dedi- cata ad uno specifico tema. È di- ventato un appuntamento anche il tradizionale concerto rock che i sindacati confederali organizzano in piazza San Giovanni a Roma. $ per legge la giornata lavorativa a otto ore”. La scelta cadde sul pri- mo Maggio dell’anno successivo, appunto per il valore simbolico che quella giornata aveva assunto. In Italia come negli altri Paesi il grande successo del 1 Maggio, concepita come manifestazione straordinaria e unica, indusse le organizzazioni operaie e socia- liste a rinnovare l’evento anche per 1891. Nella capitale la ma- nifestazione era stata convocata in piazza Santa Croce in Gerusa- lemme, nei pressi di S.Giovanni. La tensione era alta, ci furono tumulti che provocarono diversi morti e feriti e centinaia di arre- sti tra i manifestanti. Nel resto d’Italia e del mondo la replica del 1° Maggio ebbe uno svolgimento più tranquillo. Lo spirito di quella giornata si stava radicando nelle coscienze dei lavoratori. Nell’agosto del 1891 il II congres- so dell’Internazionale, riunito a Bruxelles, assunse la decisione di rendere permanente la ricor- renza. D’ora in avanti il 1 Maggio svolse pacificamente, ma nei giorni successivi scioperi e manifestazio- ni proseguirono e nelle principali città industriali americane la ten- sione si fece sempre più acuta. Il lunedì la polizia fece fuoco contro i dimostranti radunati davanti ad una fabbrica per protestare contro i licenziamenti, provocando quat- tro morti. Per protesta fu indetta una manifestazione per il giorno dopo, durante la quale, mentre la polizia si avvicinava al palco degli oratori per interrompere il comi- zio, fu lanciata una bomba. I poli- ziotti aprirono il fuoco sulla folla. Il ricordo dei “martiri di Chicago” era diventato simbolo di lotta per le otto ore e riviveva nella giornata ad essa dedicata: il 1 Maggio. Il 20 luglio 1889 il congresso costi- tutivo della Seconda Internaziona- le, riunito a Parigi, decise che “una grande manifestazione sarebbe stata organizzata per una data stabilita, in modo che simultanea- mente i tutti i paesi e in tutte le cit- tà, i lavoratori avrebbero chiesto alle pubbliche autorità di ridurre I l 1 Maggio nasce come momen- to di lotta internazionale di tutti i lavoratori, senza barriere geo- grafiche, né tanto meno sociali, per affermare i propri diritti, per raggiungere obiettivi, per mi- gliorare la propria condizione. “Otto ore di lavoro, otto di sva- go, otto per dormire” fu la parola d’ordine, coniata in Australia nel 1855, e condivisa da gran parte del movimento sindacale organiz- zato del primo Novecento. Si aprì così la strada a rivendicazioni ge- nerali e alla ricerca di un giorno, il primo Maggio, appunto, in cui tutti i lavoratori potessero incon- trarsi per esercitare una forma di lotta e per affermare la propria autonomia e indipendenza. La storia del primo Maggio rap- presenta, oggi, il segno delle tra- sformazioni che hanno caratte- rizzato i flussi politici e sociali all’interno del movimento operaio dalla fine del secolo scorso in poi. Dal congresso dell’Associazione internazionale dei lavoratori - la Prima Internazionale - riunito a Ginevra nel settembre 1866, sca- turì una proposta concreta: “otto ore come limite legale dell’attività lavorativa”. A sviluppare un grande movimen- to di lotta sulla questione delle otto ore furono soprattutto le organiz- zazioni dei lavoratori statunitensi. Nell’ottobre del 1884 la “Fede- ration of Organized Trades and Labour Unions” indicò nel 1 Mag- gio 1886 la data limite, a par- tire dalla quale gli operai ame- ricani si sarebbero rifiutati di lavorare più di otto ore al giorno. Il 1 Maggio 1886 cadeva di saba- to, allora giornata lavorativa, ma in dodicimila fabbriche degli Stati Uniti 400 mila lavoratori incrocia- rono le braccia. Nella sola Chicago scioperarono e parteciparono al grande corteo in 80 mila. Tutto si il punto La storia della Festa del Lavoro ll 1° Maggio nasce come momento di lotta internazionale di tutti i lavoratori per affermare i propri diritti, per raggiungere obiettivi, per migliorare la propria condizione. Dal 1866 ad oggi una giornata straordinaria e unica. Il Mondo del lavoro cambia, in fabbrica, pochi ope- rai lavorano in maniche di camicia in compagnia di tanti robot ed anche i lavoratori acquistano di- gnità sul posto di lavoro ma...i datori di lavoro illu- minati sono pochi, c’è sempre chi trova nuovi modi per sottopagare il lavoro. Non si deve abbassare la guardia, occorre controllare le nuove forme di lavoro per impedire nuove forme di sfruttamento. Ma soprattutto dobbiamo vigilare per impedire, a chi sfrutta i lavoratori di fare concorrenza sleale a chi invece riconosce i loro diritti, chi ci governa deve agevolare i datori di lavoro rispettosi delle leggi e perseguitare chi ha come unico scopo l’uti- le a tutti i costi e senza scrupoli! È per questo che il 1° maggio deve essere una giornata di festa ma anche una giornata di lotta e di rivendicazione dei diritti dei lavoratori senza dimenticare quello che è stato ma guardando con attenzione, intelligenza e lungimiranza al presente ed al futuro del mondo del lavoro! Primo maggio: giornata di festa e di lotta per il lavoro
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