Spazio al Lavoro n. 1 del 2013

| 2 spazi o lavoro a l non avere timidezza nell’assume- re qualche impegno di sinistra. Lo Spi sul territorio sta facendo volantinaggi appoggiando chi pro- pone politiche di redistribuzione perché siamo con chi vuole una vera e non paternalistica giustizia sociale. Il nostro piano deve tene- re assieme Nord e Sud, giovani e anziani, sennò non è un piano. Un concetto che è stato al centro di tutti gli interventi della Conferenza di programma. C’è uno scontro co- cente tra la completezza della defi- nizione di lavoro dignitoso, più vol- te citato durante la Conferenza di programma, e la realtà nella quale ci troviamo a lavorare. I giovani, le donne e gli immigrati si trovano ad affrontare un mercato del lavo- ro sempre più frammentato. Sono questi i soggetti che stanno pagan- do il prezzo più alto della crisi: la disoccupazione giovanile ha rag- giunto il 37%, le donne disoccupa- te in alcune zone, soprattutto nel Sud, superano il 50%. È necessario mettere in campo misure di attiva- zione per queste persone, poiché, costerebbe meno di un quarto del costo che paghiamo a tenerle inat- tive. Il governo Monti non ha fatto altro che fomentare lo scontro ge- nerazionale. Tanti giovani hanno dovuto scegliere di emigrare: sono costretti a farlo e la loro situazione è molto vicina a quella degli emi- granti del dopoguerra che saliva- no al Nord per cercare lavoro. E proprio da qui ripartirà la Cgil con la sua proposta per combattere la precarietà. Perché anche i precari devono essere fra i lavoratori che scioperano, fra quelli che presen- tano piattaforme. $ C arla C antone I l piano del lavoro è urgente e il Paese non può permettersi di perdere ulteriore tempo. Basta con le giustificazioni “vorrei ma non posso”. Alla politica chiedia- mo impegni di lungo respiro che abbiano al loro interno delle prio- rità da affrontare subito e non fra due anni. Se si vogliono vincere le elezioni e riportare diritti nel lavo- ro e di cittadinanza delle persone, occorre essere espliciti e chiari e non avere timidezze nell’assume- re qualche impegno di sinistra. La patrimoniale ad esempio non può essere una bestemmia: so che non piace ai ricchi, ma per fortuna non votano solo loro. La giustizia sociale è equità, ciò che non cono- sce Berlusconi e che non ha voluto praticare Monti, che ora prova a giustificarsi accusando la Cgil: è lui che dovrebbe stare zitto, vista l’iniquità delle sue scelte. Sappia- mo bene che ci deve essere gra- dualità e buon senso, che di fronte al disastro che ci ha lasciato la de- stra nessuno può fare miracoli. Ma attenzione, se si vogliono vincere le elezioni e riportare diritti nel la- voro e di cittadinanza alle persone occorre essere espliciti e chiari e tinuità al progetto. Un giornale espressione della CGIL della Val- le d’Aosta che non vuole essere autoreferenziale e parlare solo di se o solo ai propri iscritti ma, un luogo aperto al mondo esterno col quale dialogare, confrontarsi e nel quale possano trovare spazio temi locali e nazionali, temi di stretta attualità e approfondimenti. Ab- biamo ritenuto fosse giunto il mo- mento di dare alla nostra Cgil uno strumento in più per stare vicini ai lavoratori, ai giovani, ai disoc- cupati, ai precari, agli anziani e ai deboli , colpiti pesantemente dalla crisi economica, la cui condizione è oggi aggravata dagli ingiusti e iniqui provvedimenti dei Governi Berlusconi e Monti. $ il contributo di tutte le federazioni di categoria della CGIL, del nostro sindacato dei pensionati, del Pa- tronato INCA, del CAAF e delle associazioni promosse o affiliate alla CGIL. In sostanza un organo d’informazione che non sarà il contenitore di istanze settoriali, ma il giornale della nostra con- federazione, con il quale tutte le problematiche di cui un sindacato generale come la CGIL si occupa, trovano espressione ed un punto di sintesi senza mediazioni ester- ne. Sappiamo che non sarà facile, oggi nella fase di avvio e in futuro, quando occorrerà garantire con- commenti e opinioni Editoriale g segue da pag 1 La proposta della CGIL Il Piano del lavoro, base per un’idea del Paese La posizione dello SPI-CGIL La giustizia sociale è equità e diritti S usanna C amusso I l Piano del lavoro della Cgil è base per un’idea del Paese. Lo presentiamo perché sono straor- dinarie le condizioni della crisi che colpisce l’Italia. Presentando nel ‘49 il primo Piano del lavoro della Cgil, il segretario Giuseppe Di Vittorio lo motivò con l’esi- genza di lavoro per lo sviluppo. È questo il filo che anche oggi ci uni- sce. La leader della Cgil ribadisce la centralità del tema e l’impor- tanza di misure per difendere il lavoro e occupazione, necessarie al paese per ripartire. Creare e di- fendere lavoro è l’unica premessa credibile di una proposta per usci- re dalla crisi. È da lì che si deve partire per affrontare il tema del- le nuove e grandi disuguaglianze che sono l’altra faccia della crisi. In tal senso, se il lavoro è la condi- zione per uscire dalla crisi perché è l’unica vera condizione per cre- are ricchezza in ogni paese e nel mondo, la proposta del piano del lavoro che presentiamo è la base di un’idea del paese. Il Piano del lavoro prevede in- terventi per 50-60 miliardi di euro nel triennio 2013-2015 per risollevare l’economia e arriva- re a una crescita complessiva dell’occupazione del 2,9% con il Pil in aumento del 3,1% totale e il tasso di disoccupazione nel 2015 al livello pre crisi del 7%. La Cgil propone, in particolare, un piano straordinario per la crea- zione diretta di lavoro per 15-20 miliardi di euro l’anno; sostegno all’occupazione, riforma del mer- cato del lavoro e ammortizzatori sociali per 5-10 miliardi di euro ogni anno; restituzione fiscale per 15-20 miliardi di euro l’an- no; piano per il nuovo welfare per 10-15 miliardi di euro annui. I 50-60 miliardi medi complessivi necessari nel triennio vanno recu- perati attraverso: riforma fiscale, che con una maggiore progressi- vità può generare maggiori entra- te per almeno 40miliardi di euro l’anno; riduzione dei costi della politica e degli sprechi con rispar- mi strutturali di almeno 20 miliar- di; riordino delle agevolazioni alle imprese per recuperare almeno 10 miliardi; utilizzo di parte delle risorse delle fondazioni bancarie per il nuovo welfare; utilizzo pro- grammato dei fondi europei; scor- poro degli investimenti dal patto di stabilità; utilizzo di fondi pen- sione e Cassa depositi e prestiti. $

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