Lavoro e diritti in Valle d'Aosta

realtà industriale costituita in prevalenza da aziende pubbliche o parapubbliche (Cogne, miniera, Sadea…) . È ovvio, però, che quegli anni riservano anche avvenimenti specifici dello scenario politico locale con cui fare i conti. I tentativi di U.V. e D.C . di destabilizzare la maggioranza regionale, prima evocati, rendono instabile la situazione e sortiscono un primo effetto tampone nel luglio 1973 quando si costituisce una nuova Giunta Regionale composta da D.P ., P.S.I . e U.V.P ., con l’appoggio esterno del P.C.I .; Presidente ancora Cesare Dujany. Questa maggioranza viene messa in crisi nell’ottobre 1974: PCI e DP vanno all’opposizione; Mario Andrione è Presidente. Nel 1975 si apre la crisi al Comune di Aosta; Gianni Torrione è Sindaco. Le elezioni comunali del luglio dello stesso anno cambiano gli equilibri; Sindaco è Oddone Bongiovanni. Le elezioni politiche del 1976 riservano un risultato incrociato fra i due schieramenti maggiori; Pierre Fosson (UV) è Senatore, Ruggero Millet (PCI) è Deputato. Gestiranno la partita delle Norme di attuazione dello Statuto Speciale (1977). Sul terreno più sindacale il 1974 vede l’avvio dei corsi delle 150 ore, conquista contrattuale dei Metalmeccanici nel 1973. Nel 1976 prendono corpo le iniziative per la costituzione del Sindacato Unitario di Polizia. Aumentano le critiche alla gestione delle Partecipazioni Statali. Proposte per inglobare Cogne e Breda nella Fiat. Nel 1977 si rasserena la situazione Illsa Viola con un positivo accordo sindacale. Si avvia il processo di smantellamento della Montefibre Filatura. Si aggrava la crisi delle Partecipazioni Statali: decreto di scioglimento dell’ EGAM . La seconda metà degli anni ’70 rappresenta la fase storica in cui diventa palese l’irreversibilità della crisi del tessuto industriale tradizionale valdostano. Polliotti nella relazione al IX Congresso regionale della CGIL (2-3 aprile 1977) ne evidenzia i caratteri fondamentali e indica alcune linee utili a rilanciare le aziende in difficoltà. Per quanto riguarda le Partecipazioni Statali osserva: “ E’ indubbio che il peso delle aziende pubbliche e parapubbliche in Valle D’Aosta, in rapporto alla occupazione industriale nel suo complesso e quale principale fonte di lavoro e di reddito per l’economia regionale, impongono al nostro movimento sindacale un particolare impegno e responsabilità sul problema specifico della riforma del sistema delle PP.SS … in questa logica i criteri a cui ispirarsi sono: • L’eliminazione degli sprechi e delle duplicazioni produttive; • La semplificazione e razionalizzazione delle strutture produttive per grandi specializzazioni settoriali;… • Il potenziamento dei settori strategici; • La garanzia della continuità produttiva e dell’occupazione… ” Nello svolgere questo ragionamento, Polliotti è tutto dentro al disegno politico del movimento sindacale italiano che considerava indiscutibile che i settori produttivi strategici dovessero rimanere in mano pubblica attraverso lo strumento delle Partecipazioni Statali. Da qui le forti preoccupazioni e le decise critiche per le derive gestionali delle stesse. “ … lo scontro è politico, si tratta di cambiare o di continuare a lasciare in vita il sistema di gestione clientelare e di sottogoverno che è alla base della grave crisi che investe tutto il sistema delle PP.SS . , e ha portato allo sfacelo la Cogne … L’EGAM -in quanto Ente di gestione- avendo dato prove anche troppo ampie e convincenti di essere assolutamente inadeguato deve essere sciolto… ”. Carlo Polliotti ripropone anche un progetto in cui fare rientrare il rilancio della Cogne attraverso la maggiore specializzazione del prodotto ed è la proposta di “ …definizione di un PIANO NAZIONALE DEGLI ACCIAI SPECIALI quale preciso contributo, sul piano di settore, alle più generali scelte di riconversione e di risanamento della nostra economia… ”. Questo progetto sembra quasi anticipare scelte produttive che oggi, a 30 anni di distanza e per mano di privati, stanno rilanciando la Cogne. L’urgenza di porre mano ad un piano di riconversione industriale e della ricerca per Polliotti richiederebbe “ …un mutamento radicale dell’azione di governo, una volontà di rinnovamento che non trova riscontro nell’attuale quadro politico di governo nazionale… ”. La sua critica si allarga anche al quadro politico e istituzionale regionale: “ Il primo elemento che balza agli occhi è il carattere essenzialmente accentratore e burocratico della gestione della cosa pubblica, immutabile nel tempo e sostanzialmente estraneo all’evoluzione politica, sociale e di costume che si realizza a livello di società. Non esiste una “ politica” regionale nel senso reale del termine e cioè, di valutazione attenta su ciò che avviene e non avviene; delle storture e degli squilibri che, nell’ambito del modo capitalistico di sviluppo, inevitabilmente si vengono ad introdurre nel tessuto economico della Valle; del come si colloca –in tal contesto– 138 ]

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