Lavoro e diritti in Valle d'Aosta
Forse non vi rendete conto della faccenda, ma se uno che lavora in officina e fa il meccanico viene trasferito in un laminatoio o in acciaieria perdendo anche la qualifica, diventa difficile lavorare. Li mandavano tutti al ferrolega, un reparto pesante, ma del resto lì stavano bene: il caposervizio era contento di loro perchè erano operai che lavoravano e spesso mi chiedeva: "Graziola non hai qualcun altro da mandarmi?" La Cisl allo- ra faceva accordi separati e noi, che eravamo la maggioranza, non eravamo nemmeno interpellati. Il lavoro era molto pesante dentro la Cogne, poi si è modificato. Può raccontare questa trasformazione? Inizialmente il lavoro alla Cogne era pesantissimo. Le cariche all’acciaieria, all'altoforno venivano fatte tutte a mano; il sistema antinfortunistico era inesistente e in alcuni anni i morti erano almeno uno al mese. Non c’era alcuna pre- venzione: i cavi elettrici erano scoperti, continue fughe di gas. Si entrava alla Cogne al mattino, ma non si sapeva se si usciva vivi. Perchè c’erano tanti silicotici alla Cogne? I blocchi di silicio venivano triturati nei reparti! I frantoi face- vano una polvere enorme, tutta di puro silicio, e restava veramente sui polmoni. Nei laminatoi c’erano i rampinai, non è come adesso che ci sono le macchine. Io ho visto un compagno attraversato da una barra d’acciaio nella pancia, è morto dopo otto giorni di atroci sofferenze. Allora si lavorava così, manualmente. Cose che se le racconti adesso la gente non se le ricorda più. Bisognava prendere la barra infilarla nel treno, e dall’altra parte se sbagliavi a prenderla, ti infilava. Poi è cominciato a cambiare, anche per la nostra azione. Nei lavori pesanti davano l’indennità di disagio, pagavano lo sforzo e il rischio. Noi abbiamo cambiato tattica, abbiamo chiesto il miglioramento dell’ambiente di lavo- ro. Non ci interessano le dieci lire all’ora in più. Abbiamo detto: vogliamo uscire dalla fabbrica sani. E da quel momen- to alla Cogne hanno cominciato a mettere in funzione tutta una serie di misure di prevenzione. Cosa ricorda dell'ultimo periodo alla Cogne, per esempio l’unità sindacale? Bisogna dire una cosa: fra gli operai l’unità sindacale era sentita, era al vertice che non si riusciva a realizzarla. Io ero uno di quelli che, pur essendo comunista e intransigente su qualche punto, riuscivo ad andar d’accordo anche con la Cisl e il Savt. Riuscivo a capire che non sempre loro avevano torto, perchè da parte nostra c’era della faziosità. Secondo qualcuno, noi avevamo sempre ragione: non è vero, era sbagliato allora e adesso. E non sempre le mie parole veniva- no ascoltate tanto bene. Cosa ha rappresentato la Cogne per la Valle d’Aosta? Rappresentava il benessere dei lavoratori in tutta la Valle. L’80 per cento dei lavoratori vivevano sulla Cogne, da Pont -St-Martin a Pré-St-Didier. [ 133
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