Povertà in VDA. Nota introduttiva Novembre 2016
78 l. 328/2000 e dalla riforma del Titolo V in un’ottica di valorizzazione della sussidiarietà verticale ed orizzontale), soprattutto nella definizione e programmazione degli interventi. Parallelamente, anche in questo contesto emerge tuttavia come tale responsabilità di gestione della materia si trovi a pagare, oltre che l’assenza di un quadro regolativo nazionale, la centralizzazione delle risorse da parte dello Stato, con un ridimensionamento dei finanziamenti agli ambiti territoriali che tali interventi sono chiamati a realizzare 93 , come evidenziato da molti dei testimoni interpellati. Altro fattore di rilievo da sottolineare ancora una volta è il riferimento alle problematiche occupazionali, cui direttamente si rivolge il provvedimento regionale, essendo destinato proprio a disoccupati e lavoratori autonomi in difficoltà, nel tentativo di tamponare una situazione di temporanea fragilità. Tale aspetto è legato anche al fatto che la povertà è un fenomeno fortemente influenzato delle caratteristiche del contesto economico e sociale (il che se vogliamo rende ancora più ardua la lotta nei suoi confronti): l’associazione tra povertà e specifici gruppi sociali varia infatti nel tempo e dipende dalle caratteristiche e dalle trasformazioni del sistema produttivo e sociale più in generale. Come si è visto, la crisi che ha recentemente investito il nostro Paese ne ha anche mutato le condizioni economiche e sociali, determinando l’ampliamento dei gruppi sociali colpiti dalla povertà: se infatti in termini assoluti la povertà continua ad interessare in modo molto più consistente i gruppi sociali tradizionalmente più deboli, ovvero quelli esclusi dal lavoro, è allo stesso tempo moltiplicata la percentuale di nuclei familiari con almeno una fonte di reddito che vive la medesima condizione. Da più parti si rileva proprio come sia venuta meno la correlazione tra occupazione e sicurezza economica e sociale: sempre più esposti alla precarietà del mercato del lavoro, oggi anche i lavoratori non possono ritenersi immuni dal rischio di cadere in condizioni di vulnerabilità. D’altro canto, il fatto che la povertà sia un fenomeno variabile e dunque suscettibile di cambiamento può lasciare aperti anche spiragli positivi: se il sistema economico e quello politico adotteranno gli opportuni accorgimenti, il numero di famiglie che vive in condizioni di disagio potrà sicuramente diminuire. Tuttavia, l’individuazione del target a cui gli strumenti sono indirizzati sembra essere cruciale e allo stesso tempo problematica: la serie di caratteristiche da rispettare per potervi rientrare è molto lunga, e se da un lato, secondo gli intervistati, viene garantita l’integrazione ad un reddito minimo, dall’altro l’esclusione dei non attivi (chi non ha lavorato negli ultimi cinque anni) dal bacino di potenziali beneficiari lascia qualche perplessità. La riserva maggiore che alcuni dei testimoni avanzano è proprio la capacità di copertura del nuovo strumento regionale, considerato non risolutivo poiché inciderebbe su una fetta limitata di casi, escludendo famiglie con situazioni indefinite, variabili e difficili da incasellare negli stringenti requisiti di accesso, eppure egualmente bisognose di aiuto. Nonostante i dubbi evidenziati, le “Misure di inclusione sociale e di sostegno al reddito” introdotte in Valle d’Aosta sembrerebbero, almeno sulla carta, muovere un passo verso la realizzazione della duplice finalità che gli interventi rivolti alle persone in povertà dovrebbero perseguire: assicurare le risorse economiche necessarie a tamponare l’indigenza e raggiungere uno standard di vita minimo e mettere allo stesso tempo a disposizione dei beneficiari le competenze e gli strumenti necessari a riprogettare la propria vita, costruendo un percorso di uscita dalla povertà sempre più autonomo. Quest’ultimo obiettivo si realizza proprio grazie a percorsi di inserimento sociale e lavorativo, organizzati attraverso i servizi alla persona (siano essi servizi per l’impiego, sociali, educativi, psicologici o altro), che vengono appunto previsti dal Patto di inclusione regionale, da realizzarsi grazie a quel welfare mix (incoraggiato anche dall’Alleanza contro la povertà) che prevede l’azione sinergica e la cooperazione da parte di Comuni, soggetti del Terzo Settore, Servizi per la formazione e l’impiego e Gestori degli altri servizi previsti. Se da 93 Cfr. Mesini, D. e Dessi, C. (2010): Le politiche e gli interventi di contrasto alla povertà , in Gori C. (a cura di), Come cambia il Welfare Lombardo. Una valutazione delle politiche regionali , Maggioli Editore.
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