Povertà in VDA. Nota introduttiva Novembre 2016
77 le «iniziative imprenditoriali dei singoli»; le viene anche chiesto di «affrontare il problema strutturalmente e non con interventi tampone, partendo da una consistente e organizzata raccolta di dati relativa al fenomeno», ottimizzando l’utilizzo delle risorse a disposizione. Ai Comuni viene assegnato invece principalmente un ruolo di collante del tessuto sociale, con la capacità di «attivare le reti di prossimità e lo spirito di comunità». Viene d’altro canto segnalato che «la finanza degli Enti locali è stata oggetto predatorio, di conseguenza sono sempre meno le azioni che i Comuni possono mettere in campo; forse resta loro il compito della messa in atto di un attento e puntuale monitoraggio dei fenomeni». Passando alle imprese, se qualcuno sostiene come sia già un successo quando riescono a mantenersi in piedi, poiché non possono fare nient’altro in questo momento di crisi, altri chiedono uno sblocco, un rilancio del settore produttivo, con l’assunzione di maggiori rischi anche in termini di investimenti per lo sviluppo e la preferenza a forme di occupazione stabile. Per quanto riguarda i sindacati, da un lato troviamo chi chiede più unità tra le diverse forze, affinché diventino un punto di riferimento per tutti i lavoratori e tutelino quelli più deboli, collaborando «con gli altri attori al miglioramento delle condizioni di lavoro»; dall’altro voci più critiche suggeriscono di «uscire dalle logiche corporative», rivedendo il loro impianto e riacquistando «credibilità e incisività nelle loro azioni, [per non rischiare di rimanere] soggetti esclusivamente autoreferenziali». Da ultimo, alle associazioni sociali e alla Chiesa spetterebbe il compito di favorire le occasioni di aggregazione, giovanile e non solo, ma anche lo sviluppo di progetti comuni di intervento, attraverso una maggiore integrazione con i servizi e una più efficace interlocuzione con gli enti pubblici. Parallelamente, tra le proposte avanzate dai nostri testimoni compare proprio la creazione di una rete tra gli attori del territorio che possa favorire un maggior coordinamento degli interventi, anche tramite «l’attivazione di cooperative di impegno civile», solo uno dei suggerimenti portati avanti dagli intervistati, che parlano anche di emporio solidale, di investimenti sul territorio come risorsa per l’occupazione, di formule di restituzione sociale degli aiuti ricevuti, ad esempio con lavori in favore della comunità a fronte del sostegno economico o di agevolazioni sui costi dei servizi, di ammodernamento dei servizi, di sfruttamento delle nuove tecnologie di comunicazione e di trasporto per combattere il rischio di spopolamento delle zone montagnose. Evidentemente, ad un problema così complesso come quello che si è cercato di analizzare in questa sede, non è facile dare un’unica risposta. Considerazioni conclusive Volendo raccogliere in sintesi quanto esposto fin qui, si è visto come, parallelamente al riconoscimento di una sempre maggiore autonomia legislativa e funzionale dei livelli di governo territoriali (Regioni e Comuni in primis ), la riforma del comparto assistenziale favorisca il passaggio da una programmazione autocefala delle politiche e dei servizi, centrata sul ruolo sociale dell’ente pubblico, ad una orientata a valorizzare e promuovere la partecipazione di altri attori sociali. Questa nuova impostazione ha effetto sia sulle politiche di contrasto alla povertà, sia sulle più generali politiche sociali, segnate dalla transizione dal welfare state al welfare mix 92 . È quanto si è verificato anche in Valle d’Aosta con l’approvazione della Legge regionale 18/2015, che si è descritta in precedenza, e che entra comunque a far parte di una serie di provvedimenti di politica sociale già in atto nella Regione, a testimonianza di quella proliferazione di misure locali che tentano di dare risposte specifiche a problemi generali. Ciò conferma ancora una volta il ruolo fondamentale delle Regioni nell’ambito delle politiche di contrasto all’esclusione sociale (anche in virtù della spinta data dalla 92 Cfr. CIES (2012): op. cit.
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