Povertà in VDA. Nota introduttiva Novembre 2016
76 coprire le spese essenziali, in particolare quelle per «la sussistenza e l’abitazione», così come per le cure («chi non riesce ad arrivare a fine mese»); dall’altro, viene definito povero chi non ha lavoro, in particolare se gravato da carichi familiari («chi ha perso il lavoro e ha una famiglia alla quale provvedere»). La capacità economica è dunque il principale riferimento quando si parla del disagio e della difficoltà nel garantirsi uno standard di vita adeguato, tuttavia la carenza di reddito è una condizione necessaria, ma non sufficiente, per considerare povero un individuo. Infatti, l’accumularsi di molteplici condizioni di svantaggio aggrava sia la situazione individuale, sia quella familiare, con conseguenti rischi di cronicità della condizione di vulnerabilità. Questo fatto viene enfatizzato da alcuni testimoni, che indicano in qualche modo un legame tra la mancanza di un reddito minimo ed il rischio di esclusione sociale: «un cittadino povero ritengo sia colui che non riesce più a confrontarsi con la vita di tutti i giorni e per tale motivo si isola sempre dagli amici, dai famigliari e dalla cittadinanza». Nonostante l’enfasi dalla alla componente economica del disagio, vediamo dunque come la «rarefazione delle relazioni sociali», la mancanza di una rete di sostegno familiare, possano portare, attraverso il processo di impoverimento, ad una più grave situazione di esclusione sociale. La domanda che concerneva in modo specifico il provvedimento regionale di nostro interesse era articolata in tre dimensioni: i punti di forza, i punti di criticità e le strategie migliorative, che gli intervistati potevano esprimere liberamente. Accanto a questo quesito aperto veniva poi richiesto di formulare un giudizio sintetico sulla capacità del provvedimento di offrire risposte efficaci al rischio di povertà in Valle d’Aosta. Tale giudizio si è rivelato abbastanza severo, infatti la maggior parte dei testimoni si è collocato sulla parte bassa della scala di valore 90 : il 75% degli intervistati ritiene che esso sia poco efficace nel dare risposte al rischio di povertà in Regione. Se infatti viene comunque riconosciuto il merito di fornire quantomeno un «sostegno al reddito dei più bisognosi» e un «aiuto in situazioni molto gravi», sono diversi i dubbi che gravano sullo strumento 91 , alcuni legati proprio alla selettività della misura, con «requisiti troppo restrittivi» e un «accesso ai benefici circoscritto a casi di estrema indigenza». Va detto che un testimone aggiunge: «il reddito minimo garantito ha come valore aggiunto, rispetto alle tradizionali misure di sostegno, la sottoscrizione di un patto, finalizzato all’inclusione sociale, di formazione, di occupabilità e di inserimento lavorativo, nonché di riduzione dei rischi di marginalità connessi all'intero nucleo familiare». Le critiche si concentrano tuttavia sul fatto che il provvedimento non sembra possa essere risolutivo del problema, con il «rischio che sia l’ennesima forma contributiva con carattere di assistenza», essendo un «provvedimento non strutturale». Le strategie migliorative suggerite sono infatti legate alla creazione di maggiori opportunità, soprattutto lavorative, con il sostegno alle imprese che assumono giovani e disoccupati o la lotta al lavoro nero, ma riguardano anche l’allargamento della platea degli aventi diritto, attraverso la «ridefinizione dei criteri di accesso ai benefici al fine di rispondere anche a quella fascia di popolazione borderline oggi esclusa», e ancora il coordinamento delle «differenti forme di intervento per una reale presa in carico integrata del soggetto e della famiglia». L’ultima parte dell’intervista ha cercato di sollecitare gli intervistati ad indicare da un lato cosa gli enti territoriali e gli altri attori presenti sul territorio, dalla Regione, ai Comuni, dalle imprese e le loro associazioni ai sindacati, dalle associazioni sociali alla Chiesa, dovrebbero fare in più per poter contrastare il disagio economico e la povertà, dall’altro a proporre loro stessi delle iniziative da mettere in atto per agire sul fenomeno. Per quanto riguarda il primo aspetto, alla Regione viene sostanzialmente demandato un ruolo di guida nelle politiche del lavoro, incentivando la creazione di lavoro e sostenendo 90 Molto, abbastanza, poco, per nulla. 91 Va detto che, come è già stato precisato, la misura è stata approvata di recente e non è ancora pienamente operativa (poiché il bando è al momento aperto ai cittadini), pertanto è difficile fare una valutazione della sua efficacia; ciò su cui si può comunque esprimere un giudizio sono gli obiettivi e i principi ispiratori del provvedimento (che peraltro è stato oggetto di un vivace dibattito tra i rappresentanti politici della Regione, riscontrabile nelle cronache locali).
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