Povertà in VDA. Nota introduttiva Novembre 2016

59 Tutto questo deriva da una riduzione della spesa pubblica valdostana (per l’analisi dettagliata del tema si rimanda all’indagine sui bilanci), che ha visto tagli ai servizi in conseguenza della diminuzione di risorse a disposizione. Ernesto fa questa considerazione: «Poi ci sono alcune cose che appunto bisogna tenerne conto, dei tagli che ci sono stati, per esempio, di pochi giorni fa che sui giornali è uscito, che i comuni riceveranno nella finanziaria regionale nostra, riceveranno 10 milioni di euro in meno, e soprattutto nel, si dice, i tagli avverranno soprattutto per i servizi e soprattutto anche per gli anziani […] Ora però c’è da dire questo, che bisognerebbe anche partire da dati più concreti, cioè nel senso di dire la Valle d’Aosta intanto non ha uno sviluppo demografico, è molto al di sotto dei livelli nazionali». O ancora Letizia: «perché anche loro sono in crisi, le istituzioni, vediamo anche che difficoltà stanno, insomma, hanno delle grosse difficoltà, poi l’Italia è diventata che c’è più anziani di gente che lavora, noi quando abbiamo iniziato a lavorare c’era più gente che lavorava e meno anziani, adesso invece si è capovolta la situazione, per cui i comuni hanno sempre un bisogno di sostenere tante situazioni». Ecco quindi emergere il legame tra la situazione demografica e il sistema di welfare , relativo in particolare all’ambito anziani, il cui equilibrio e tenuta vengono minacciati proprio dalle trasformazioni demografiche e socio-economiche di cui si è parlato in precedenza, non limitate ovviamente al contesto della regione, ma di portata molto più vasta. In particolare, gli intervistati hanno più volte portato all’attenzione della discussione la questione legata ad una struttura tipica della Valle d’Aosta, quella delle micro comunità (inserire spiegazione), in precedenza molto diffuse nel territorio, che stanno però subendo dei cambiamenti. Così Giovanni: «Ora però purtroppo anche qui le micro comunità si stanno tagliando, stanno chiudendo e questa è una cosa che deve preoccupare, perché come dicevo prima c’è un invecchiamento, e purtroppo, è la natura, con l’invecchiamento arrivano gli acciacchi e arrivano, senza andare oltre a individuare le patologie degli anziani, insomma, siamo tutti coscienti di quello che potrebbe…»; e Vera: «in quasi tutti i comuni c’era una struttura che si chiamava micro comunità per anziani, ma non era così come adesso, adesso ci vanno solo quelli che sono proprio così, e non c’è più, lì uno rimaneva da solo, stavano lì, giocavano a carte, mangiavano, era quella struttura di buon vicinato come diceva qualcuno dell’Olanda ma non era come dell’Olanda, era questa struttura che io sto bene, vado lì perché sono in compagnia, faccio qualcosa, adesso purtroppo la società non ha più, cioè, la società, la regione non ha più i soldi per mantenerle». Come spiega infatti Vittorio si tratta di un problema prevalentemente economico: «stanno chiudendo perché sono 15-16 persone, 16 ospiti, e diventa una spesa eccezionale perché mentre prima come diceva Vera agli inizi negli anni ‘70 quando sono state concepite, le micro avevano, era una piccola casa di riposo che c’erano gli ospiti del paese, stavano nello stesso ambiente, uscivano magari, andavano a casa, eccetera, ora quelle persone che erano sufficientemente attive, son diventate tutte non autosufficienti e quindi i problemi si sono moltiplicati perché hanno bisogno di cure diverse, eccetera eccetera, quindi per assicurare le stesse cure a 10-12 ospiti diventa, e quindi si sta cercando di rendere le case di riposo almeno con la capacità di 40-50 ospiti, perché altrimenti diventa impossibile gestire… quindi poi con questi bisogna fare i conti». Altre misure assistenziali sono state oggetto di razionalizzazione, come descrive ancora Vera: «c’è una struttura che prima funzionava abbastanza bene, ne parlavamo già con lei anche, l’ADI, era una assistenza domiciliare integrata, doveva andare l’infermiera, doveva andare a fare le cose. Qui probabilmente hanno ristretto, hanno diminuito i fondi quindi li fanno solo per quelle persone che effettivamente non hanno una rete familiare alle spalle, perché lei prima diceva, ed è giusto questo, noi nella regione avevamo una delibera regionale che dava un aiuto anche ai vicini, buon vicinato si chiamava, perché tuttora è stato tagliato, proprio per quelle persone che vivono in difficoltà e che sono da sole, allora se tu oggi mi fai un favore io non ti chiedo niente, hai bisogno del pane, hai bisogno, non lo so, oggi te lo faccio, ma se è costantemente, il buon vicinato se tu non contribuisci con qualcosa non, e allora era stata fatta questa legge che era bellissima, cioè ti davano una persona del paese, del villaggio,

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