Povertà in VDA. Nota introduttiva Novembre 2016
54 categoria della vulnerabilità , intesa come un alto grado di esposizione a rischi di disagio ed impoverimento: una persona non autosufficiente può essere in grave difficoltà se non ha una rete familiare o di servizi di cura; una famiglia temporaneamente povera potrebbe cadere in una condizione di povertà permanente se un suo membro perde il lavoro, oppure in corrispondenza dell’arrivo di uno o più figli (che obbliga la madre ad astenersi dal lavoro). Tale concetto è formulato in relazione alle trasformazioni economiche e sociali che negli ultimi decenni hanno investito in particolare le società occidentali, con la fine della società industriale e dei suoi tradizionali modelli di regolazione, che significano anche fine di una relativa stabilità e sicurezza, a favore dell’emergere di nuovi rischi sociali: insicurezza economica e sociale e sentimento di incertezza del futuro diventano endemici nella società 33 . Il cosiddetto modello sociale europeo, tipico della società industriale fordista, era fondato sull’associazione tra un’occupazione a tempo indeterminato, una netta divisione dei ruoli all’interno della famiglia (con il modello del male breadwinner ) e le garanzie date dal welfare 34 (peraltro collegato tra loro). Tutte queste condizioni sono andate sgretolandosi nelle società contemporanee, con l’aumento dell’occupazione precaria, i mutamenti di genere nelle famiglie e gli insufficienti sostegni dello stato sociale. Ecco perché si può parlare di nuovi rischi sociali con cui gli individui si trovano a confrontarsi lungo il corso di vita, causando una situazione sempre più diffusa di vulnerabilità sociale nella popolazione 35 . Vedremo come anche le parole dei partecipanti ai focus group di questa indagine rivelano una connessione a questa tematica, testimoniando la diffusione di nuovi rischi sociali ben oltre i confini tradizionali della povertà e dell’esclusione sociale, con processi di infragilimento che colpiscono anche chi nella società è incluso, ma vede un indebolimento delle proprie risorse e capacità, dovuto a particolari condizioni, che anche se non mettono immediatamente a repentaglio l’inclusione sociale compromettono comunque la solidità di tale inclusione, scoprendo una nuova forma di insicurezza sociale che deriva dalla precarietà e dall’incertezza rispetto al futuro. Nel contesto italiano, la povertà è fortemente associata al territorio, alla struttura familiare (in particolare alla numerosità dei componenti e alla loro età), a livelli di istruzione e profili professionali poco elevati, oltre che all’esclusione dal mercato del lavoro. Nel 2013, le persone in povertà relativa sono poco più di 10 milioni, corrispondenti al 16,6% della popolazione, mentre la povertà assoluta coinvolge il 7,9% delle famiglie, per un totale di circa 6 milioni di individui. L’intensità del fenomeno è pari al 21,4% per la povertà relativa e al 18,0% per la povertà assoluta. Il panorama regionale mette in evidenza il forte svantaggio dell’Italia meridionale e insulare, con una percentuale di famiglie povere pari a circa il doppio della media nazionale 36 . Per quanto riguarda la soddisfazione sulla propria situazione economica (come abbiamo visto legata al concetto di povertà soggettiva), dal 2011 la quota delle persone di 14 anni e oltre che si dichiarano per niente o poco soddisfatte della propria situazione economica rappresenta la maggioranza della popolazione degli ultra14enni, arrivando nel 2014 al 54,6% (sebbene in live calo rispetto al 2013). Anche il livello di soddisfazione per la situazione economica è caratterizzato da una forte variabilità regionale: nel Nord-est e Nord-ovest la quota di persone molto o abbastanza soddisfatta della propria situazione economica supera il 50% (rispettivamente 51,3% e 50,9%), mentre tale quota scende al 44,4% al Centro ed è pari al 32,7% nel Mezzogiorno 37 . Ma come si inserisce all’interno di questo panorama la regione Valle d’Aosta? Abbiamo già notato che il dato al 2013 relativo all’incidenza della povertà relativa (al 7,1%) supera la media delle altre regioni 33 Cardano M., Meo A., Olagnero M. (a cura di): Discorsi sulla povertà. Operatori sociali e volontari a Torino , 2003. 34 Negri N.: La vulnerabilità sociale. I fragili orizzonti delle vite contemporanee , Animazione Sociale (2006). 35 Cfr. Taylor-Gooby P. (2004) : New Risks, New Welfare: The Transformation of the European Welfare State ; C. Ranci, 2010: Social Vulnerability in Europe. The New Configuration of Social Risks . 36 Fonte: ISTAT, Noi Italia edizione 2015 . 37 Dati al 2014, fonte: Noi Italia edizione 2015 .
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