Povertà in VDA. Nota introduttiva Novembre 2016

53 fungendo da “paracadute” in concomitanza di eventi chiave come la perdita dell’occupazione o l’instabilità coniugale. Il fenomeno povertà. Definizioni e concetti Prima di esaminare le principali tendenze relative alle situazioni di povertà ed esclusione sociale riscontrabili a livello regionale e nazionale, si ritiene doveroso procedere ad una breve disamina concettuale del fenomeno povertà, indicando anche le definizioni che stanno alla base delle misurazioni e dunque dei dati via via esaminati. Occorre anche avere presente che si tratta di un fenomeno sensibile al tempo, differenziato in base ai contesti, legato da forte interdipendenza con l’agire istituzionale e ad esiti aperti 27 . Esistono due definizioni e due misure primarie della povertà: povertà assoluta – l’incidenza della povertà assoluta viene calcolata sulla base di una soglia corrispondente alla spesa mensile minima necessaria per acquisire il paniere di beni e servizi che, nel contesto italiano e per una determinata famiglia, è considerato essenziale a uno standard di vita minimamente accettabile (vengono classificate come assolutamente povere le famiglie con una spesa mensile pari o inferiore al valore della soglia, che si differenzia per dimensione e composizione per età della famiglia, per ripartizione geografica e ampiezza demografica del comune di residenza); povertà relativa – la stima dell’incidenza della povertà relativa (la percentuale di famiglie e persone povere) viene calcolata sulla base di una soglia convenzionale, la linea di povertà, che individua il valore di spesa per consumi al di sotto del quale una famiglia viene definita povera in termini relativi e che per una famiglia di due componenti è pari alla spesa media mensile per persona nel Paese 28 . Se dunque una famiglia in povertà assoluta è incapace di acquistare un insieme di beni servizi essenziali per uno standard di vita accettabile, la povertà relativa esprime piuttosto una misura di distanza sociale, indicando la condizione di chi si colloca a un livello di spesa inferiore alla media nazionale secondo una percentuale che va dal 40 al 60%, ed è dunque in una situazione di svantaggio rispetto ad altri. Accanto a queste due definizioni principali, possiamo anche parlare di: povertà soggettiva , ovvero della condizione di chi dichiara di avere un reddito inadeguato in riferimento a quanto l’individuo o la famiglia ritengono necessario per garantire uno standard minimo di benessere 29 ; deprivazione materiale , difficoltà delle persone o delle famiglie ad accedere ad una lista predefinita di beni e servizi 30 riscostruita attraverso indici sintetici basati su indicatori operativi 31 . La classificazione delle famiglie in povere e non povere, ottenuta attraverso la linea convenzionale di povertà, può essere maggiormente articolata utilizzando soglie aggiuntive, che permettono di individuare diversi gruppi di famiglie, distinti in base alla distanza della loro spesa mensile dalla linea di povertà: le famiglie sicuramente povere (o non povere), appena povere, quasi povere. Molti studiosi 32 individuano poi la 27 Cardano M., Meo A., Olagnero M. (a cura di): Discorsi sulla povertà. Operatori sociali e volontari a Torino , 2003. 28 Fonte: ISTAT, La povertà in Italia (2015). 29 Sen A. (in Lo sviluppo è libertà. Perché non c’è crescita senza democrazia , 2000) denomina autovalutazione l’approccio soggettivo e valutazione standard quello oggettivo. 30 Cfr. Townsend et al (1988), cit. in CIES, Rapporto sulle politiche contro la povertà e l’esclusione sociale. Anni 2011- 2012 . 31 A partire da una pluralità di indicatori semplici, riferiti a diverse dimensioni del disagio economico, l’indicatore sintetico fornisce un’utile indicazione sulla diffusione di alcune difficoltà del vivere quotidiano e rappresenta un complemento all’analisi condotta in termini di povertà monetaria (ISTAT, La povertà in Italia , 2015). 32 Robert Castel, Pierre Rosanvallon e, più recentemente, per l’Italia, Costanzo Ranci, Chiara Saraceno e Massimo Paci.

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