Povertà in VDA. Nota introduttiva Novembre 2016

32 condizione di povertà estrema. Come si vede, si tratta di percentuali superiori a quelle rilevate per l’intero campione. Quest’ultima considerazione riguarda anche l’intensità della povertà, con l’eccezione delle percentuali calcolate tra coloro che versano i povertà estrema. Il divario complessivo tra il reddito dichiarato e quello di soglia arriva a superare il 50% della soglia stessa (51,5%) per coloro che si trovano a rischio povertà. Per le altre classi la percentuale è poco lontana dato che si attesta al 47,4% ed al 44,2% nei casi di povertà standard ed estrema rispettivamente. Anche in questo caso a partire dal 2011 l’intensità diminuisce per tutte le classi per arrivare nel 2013 al 48,8% per coloro che sono a rischio povertà, al 45,6% per i poveri standard ed al 42,6% per coloro che versano in situazioni di povertà estrema. In quest’ultimo caso tra il 2011 ed il 2013 l’intensità invece aumenta: ci sono meno individui poveri il cui livello di povertà è tuttavia diventato più intenso. L’effetto composito misurato dall’indice HCR (IGR) mostra comunque una diminuzione complessiva passando dal 27,5% del 2008 al 22,3% del 2013. Se si confrontano le percentuali appena illustrate con quelle riportate nella tabella 15 si nota una differenza notevole che può comunque trovare una spiegazione. Si ricordi innanzitutto che l’approccio seguito finora per la valutazione della povertà relativa è basato sul reddito disponibile e non sul consumo come nelle indagini ISTAT. Inoltre il campione di individui inclusi nel panel CAAF-CGIL non può essere considerato come rappresentativo della popolazione regionale in quanto coloro che accedono ai servizi di consulenza ed assistenza fiscale sono accumunate da ricorrenti caratteristiche riguardanti il livello dei redditi, l’attività svolta ecc. Una delle conseguenze di questo effetto di selezione è una distribuzione dei redditi fortemente asimmetrica come già visto più sopra, anche perché verosimilmente i percettori di redditi medio-bassi tendono maggiormente a richiedere i servizi di assistenza e consulenza del CAAF- CGIL. Per questi motivi non sembra corretto un confronto con altre rilevazioni della povertà a livello regionale. Il panel CAAF-CGIL permette di tenere conto di alcune caratteristiche personali che possono quindi essere valutate per tracciare un profilo individuale che con maggiore probabilità è da associare ad una situazione di povertà relativa. La tabella 22 t abella 22 ad esempio fornisce la percentuale distinta per cittadinanza degli individui il cui reddito si colloca al di sotto della soglia di povertà standard (si veda la nota metodologica). La componente italiana prevale nettamente su quella straniera in tutti e tre gli anni considerati e mostra anche una tendenza all’aumento sfiorando l’80% nel 2013. Tabella 22 - Indici di povertà nel campione CAAF-CGIL – servizio ISEE per cittadinanza Povertà standard calcolata sul valore ISEE. Valori percentuali HCR Totale Italiani Stranieri 2013 79,2 20,8 100,0 2011 78,8 21,2 100,0 2008 77,8 22,2 100,0 Fonte: elaborazioni su dati CAAF-CGIL (2015). È importante sottolineare che questo risultato non implica necessariamente che gli individui di nazionalità italiana sono tendenzialmente più poveri degli stranieri in quanto tale risultato può essere una delle conseguenze derivanti dall’effetto di selezione di un campione non rappresentativo che vede costantemente sovra-rappresentati gli individui di nazionalità italiana, nei tre anni qui considerati infatti questi ultimi rappresentano sempre mediamente circa l’86% del campione. Un ulteriore aspetto individuale che può essere considerato è il titolo di possesso dell’abitazione; a tal proposito è verosimile

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