Povertà in VDA. Nota introduttiva Novembre 2016

24 diffusione delle situazioni di povertà con cifre spesso comparabili a quelle di territori simili come ad esempio la provincia autonoma di Bolzano, ma rispetto alle regioni delle ripartizioni settentrionali (Lombardia, Veneto, Friuli-Venezia Giulia, Emilia-Romagna e Trentino-Alto Adige) la situazione valdostana si distingue soprattutto negli ultimi anni per la presenza di margini di miglioramento più ampi. La duplice osservazione che la distribuzione dei redditi può essere migliorata nella direzione di una maggiore equità (Tabella 1 4 Tabella 14 ) e che la povertà relativa ha aumentato l’incidenza in regione (Tabella 15) spinge ad interrogarsi sulle possibili misure di politica economica da adottare. In un quadro di riferimento molto semplificato si possono immaginare due insiemi di misure finalizzate o al miglioramento della distribuzione del reddito secondo un qualche criterio di equità o all’aumento del reddito disponibile. In un esercizio puramente illustrativo si può allora immaginare di valutare i possibili effetti di ciascuno di questi insiemi di azioni, tra essi mutualmente esclusivi. La valutazione può essere effettuata sulla base della stima di un semplice modello di due equazioni simultanee nel quale l’indice di povertà relativa è funzione della distribuzione del reddito (sulla base dell’ipotesi che più è equa la distribuzione meno diffusa è la povertà), del reddito disponibile pro capite (reddito al netto delle imposte, sulla base dell’ipotesi che più reddito comporta meno povertà) e di altre due variabili che tengono conto della collocazione geografica regionale in Italia (le regioni del sud tendono a mostrare una maggiore incidenza della povertà ed una distribuzione meno equa rispetto alle regioni del nord). à = 0 + 1 ( ) + 2 ( ) + 3 ( ) + 4 ( ) (1) = 1 + 1 ( à ) + 2 ( ) + 3 ( ) (2a) = 2 + 1 ( à ) + 2 ( ) + 3 ( ) (2b) Le equazioni (2a) e (2b) sono tra esse alternative: se si considera il reddito disponibile come strumento esogeno di politica economica allora il sistema è composto dalle equazioni (1) e (2a); se si considera invece la distribuzione del reddito come strumento esogeno di politica economica allora il sistema è composto dalle equazioni (1) e (2b). I coefficienti delle equazioni nelle due specificazioni alternative sono stati stimati sulla base di un panel bilanciato di 200 osservazioni per ciascuna delle venti regioni italiane tra il 2003 ed il 2012 ed i risultati della stima sono riportati in appendice. Il risultato che qui è importante rilevare è che nella prima specificazione (reddito disponibile) il coefficiente stimato per il reddito disponibile nella equazione (1) risulta statisticamente diverso da zero e sulla base di questa stessa stima un aumento dell’1% del reddito disponibile pro capite avrebbe l’effetto di diminuire la povertà relativa dell’1,4%. Nella seconda specificazione (distribuzione) il coefficiente stimato per l’indicatore della distribuzione nella equazione (1) risulta invece statisticamente non significativo, in altri termini la distribuzione non avrebbe alcun effetto sulla diffusione della povertà relativa. Ad ogni modo, secondo queste stime la riduzione dell’1% dell’indice di distribuzione (cioè una distribuzione più equa di quella iniziale) ridurrebbe comunque la povertà relativa di uno 0,2%. Sulla base di questo semplice esercizio quindi l’aumento del reddito disponibile è una misura di politica economica da preferire rispetto all’intervento sull’equità distributiva. È chiaro che nella pratica emergono molti altri problemi. L’adozione di misure finalizzate alla redistribuzione dei redditi ad esempio è politicamente molto più difficile da realizzare perché dipende dalle diverse e spesso contrastanti convinzioni circa l’equità distributiva. L’aumento del reddito pro capite d’altra parte può essere realizzato con misure di carattere fiscale, tributario o di politiche del lavoro che possono essere adottate solamente a livello statale ma non regionale. Se si vuole ricomprendere il campo di azione regionale nella semplice scelta tra due opzioni alternative di politica economica può essere utile notare che nel caso della Valle d’Aosta la correlazione

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