Definitivo – Direttivo CGIL, 20 giugno 2022 4 più frammentato e divaricato tra Nord e Sud dalle due recessioni del 2009 e del 2012 e che soffre da anni l’assenza di una visione strategica e di piani di sviluppo e di investimento pubblico sui principali settori manufatturieri e energetici. Anche il sistema bancario italiano, in un’economia costruita sulla finanziarizzazione, ne è uscito profondamente trasformato: sono stati travolti i confini tra raccolta del credito e investimento e si è determinata una concentrazione in grandi gruppi internazionali, che accumulano profitti sulle spalle delle persone e scaricano i costi delle proprie concentrazioni su lavoratori e lavoratrici. 3. Il lavoro tra vecchio e nuovo sfruttamento. 3.1 Basta precarietà A partire dagli accordi di concertazione degli anni 90 fino alla cancellazione dell'art.18 dello Statuto dei Lavoratori nel 2012 e ancora con il Jobs act nel 2014, precarietà, ricatto, riduzione dei diritti e bassi salari hanno completamente trasformato il mondo del lavoro. La crisi sanitaria ha peggiorato queste dinamiche, lasciando centinaia di migliaia di persone, in larghissima parte donne, senza lavoro e ammortizzatori. Nel 2020 sono infatti andati perduti quasi 1 milione di posti, in particolare in servizi, cura, pulizie, commercio, turismo, arte e spettacolo. La ripresa c’è stata, in parte, ma tutta con lavoro precario (97%), anche nel settore pubblico. Questa crescente precarietà cristallizza i divari, in particolare tra uomini e donne, tra Nord e Sud, alimenta ingiustizie e rende tutte/i più ricattabili. Si è determinato un abbassamento complessivo di salari, diritti e sicurezza, con condizioni di iper-sfruttamento in alcuni settori tradizionali, come logistica e lavoro agricolo, ma anche in quelli più innovativi come la gig economy. Tale dinamica deve essere radicalmente messa in discussione limitando per legge e nei contratti nazionali l'utilizzo dei contratti a termine (solo per picchi di produzione, sostituzioni, stagionalità). Bisogna riunire la complessità dei lavori, tornando a riunificare contratti e salari, con un’iniziativa sindacale determinata e persistente. Il lavoro a tempo indeterminato deve tornare a essere la regola. La Cgil deve rilanciare una campagna di mobilitazione per l'abrogazione del Jobs act, di tutte le precedenti leggi sulla precarietà e per la riconquista dell'art.18: iniziativa che è invece stata derubricata dalla nostra agenda, insieme alla raccolta firme sulla Carta dei diritti del 2015. Dobbiamo garantire le stabilizzazioni dei lavoratori e delle lavoratrici precarie, sia nel pubblico che nel privato, impedire l'esternalizzazione di rami d'azienda, riassorbire appalti e esternalizzazioni nei servizi pubblici, rafforzare la clausola sociale, vietare lo staff leasing e l'uso improprio del lavoro para-subordinato e delle partite IVA, riconducendo al lavoro dipendente i rapporti di lavoro fittiziamente autonomi. Occorre rivendicare una politica occupazionale attiva gestita da servizi pubblici e che non divenga occasione di sviluppo di nuovi mercati e profitti. Contestualmente, va sviluppata una politica occupazionale e di investimenti per il Sud, un piano straordinario in grado di azzerare le disparità infrastrutturali, annullare le differenze nei servizi sociali, sviluppare lavoro e occupazione. Un intervento pubblico che sia anche contro le mafie e le loro politiche di sottosviluppo, che segni nel contempo una svolta rispetto alle prassi clientelari che hanno caratterizzato storicamente l’alleanza tra le classi dominanti del territorio e quelle nazionali. Aree condannate altrimenti a ulteriore impoverimento, anche a causa della ondata migratoria, soprattutto giovanile, degli ultimi anni. Si deve rompere con le politiche ghettizzanti, rivolte a donne e giovani. Bisogna cambiare prospettiva e rafforzare per tutti/e, uomini e donne, i congedi parentali e il sistema pubblico di cura, in particolare per l'infanzia e la non autosufficienza, investendo finalmente in una grande campagna di assunzioni nei servizi pubblici. In particolare, per i giovani, vanno pensate misure specifiche, a partire dal contrasto a ogni forma di lavoro gratuito o sottopagato, imposto oggi come regola di ingresso nel mondo del lavoro (dall'alternanza scuola-lavoro a stage, tirocini e finto apprendistato). Al tempo stesso, deve essere radicalmente rivisto il sistema degli ammortizzatori sociali, delle indennità di disoccupazione e del sostegno alla povertà. Nessuno deve essere lasciato senza lavoro e senza reddito. La cassa integrazione deve aumentare il proprio importo e essere estesa universalmente a tutti i lavoratori e le
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