Definitivo – Direttivo CGIL, 20 giugno 2022 12 pubblico, non derogati alle cooperative sociali. Devono essere affidati a personale pubblico, con un servizio di qualità e soprattutto accessibili a tutti/e, in particolare alle fasce più deboli, reinternalizzando i servizi precedentemente affidati ad azienda private. La Cgil deve rivendicare una legge di sistema che preveda un finanziamento strutturale e stabile e lanciare una grande campagna contro il lavoro precario nel settore. Più in generale, in un sistema produttivo votato allo sfruttamento senza limiti della forza lavoro, la Cgil deve rivendicare la tutela delle fasce più deboli del mondo del lavoro, delle persone con disabilità e dei lavoratori e lavoratrici usurati da cicli di attività estenuanti e ritmi elevati. Occorrono politiche e finanziamenti stabili per il loro sostegno e inserimento al lavoro. Bisogna rilanciare una forte iniziativa per sconfiggere la diffusa non applicazione nella legge 68/1999 sull'inserimento e l'integrazione delle persone disabili nel mondo del lavoro e in generale la ritrosia dell’imprenditoria italiana e di alcune amministrazioni pubbliche che si richiamano esclusivamente alle logiche della produttività senza misura e senza alcun riferimento agli scopi sociali e etici che sono tenuti ad avere. 6.5 L’istruzione e la ricerca devono essere pubbliche e indipendenti dagli interessi delle imprese Una lunga stagione di controriforme ha indebolito la scuola e l’università, smontando le conquiste ottenute con le lotte degli anni 70. È stato imposto un modello di mercato basato su autonomia degli Istituti, sistemi centralizzati di valutazione (premi sulle performances), flessibilizzazione dei titoli e dei programmi di studio, che aumenta le disuguaglianze e burocratizza la professione insegnante. Le riforme Gelmini e i tagli hanno aumentato a dismisura il precariato, privato l’università del 20% di risorse, personale e offerta formativa e mutilato la scuola con il sovraffollamento, l'insegnante unico, la riduzione del tempo pieno. La “Buonascuola” ha innescato un grande movimento di lotta, che ha ottenuto di smontare i bonus e la chiamata diretta, senza purtroppo riuscire a incidere su altri elementi (alternanza scuola lavoro, zero-sei, logica delle competenze, INVALSI, penetrazione dei privati, ecc). Gli asili nido coprono oggi solo un quarto dei posti necessari, soprattutto al Nord e nelle città, la metà in strutture private e tutti con rette significative. La BuonaScuola e il Dlgs 65/2017 hanno costruito un sistema zero-sei in cui strutture e personale non sono pubblico e non sono scuola: al contrario si è permesso di fare scuola al di fuori del suo perimetro. Il diritto di bambini e bambine al gioco, alla socialità, all’accompagnamento deve essere invece universale ed esigibile, in strutture pubbliche e gratuite su tutto il territorio, con un piano straordinario di assunzioni e un adeguato riconoscimento contrattuale. La gestione Conte e Draghi della pandemia è stata un disastro. La scuola non è stata messa in sicurezza (personale, spazi, areazione, ffp2, trasporti), alimentando confusione, chiusure e la DAD (didattica a distanza). Sono cresciute diseguaglianze, interruzioni formative, un diffuso disagio psicologico e sociale. È aumentato il carico di lavoro di tutto il personale. Nell’università questa gestione della pandemia ha approfondito l’autonomia (anche rivedendo la legge 240/2010), diversificato modalità didattiche, delineato un modello segmentato non solo tra Atenei, ma, al loro interno, tra collegi d’eccellenza, frequenza in presenza e online. Il PNRR e la legge di bilancio 2022 hanno introdotto risorse (significative per università e ricerca), ma queste sono usate per dividere con rinnovi contrattuali diversi tra loro, aprire spazi ai privati, aumentare il precariato e soprattutto radicalizzare le politiche competitive di sistema. Nella scuola di infanzia, proseguendo le ambiguità del ciclo zero-sei, si rischia di privilegiare le strutture paritarie e private, che oggi coprono un terzo degli iscritti, anche per le disposizioni del DPR/89/2000. Nella scuola, si centralizza la formazione e si impone un salario premiale basato sulle performances attaccando la libertà di insegnamento. Nell’università, si privilegiano le fondazioni e si rilancia la flessibilità formativa (revisione del decreto 270/04). La ricerca in questi anni è stata destrutturata in diversi Enti e realtà, favorendo lo sviluppo di fondazioni, che squalificano il lavoro e stravolgono il perimetro del sistema pubblico. Si è così piegata la ricerca alle esigenze delle imprese, concentrando le risorse sul trasferimento tecnologico. Deve essere invece ridata centralità al pubblico alla libera ricerca di base, evitando la subordinazione di questo settore a multinazionali e logiche di profitto. La Cgil, in rapporto con il movimento studentesco e Fridays For Future (FFF), deve opporsi a queste politiche
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