Il sindacato, oggi più che nel passato, ha la responsabilità di promuovere una partecipazione di massa alla vita democratica nei luoghi di lavoro e nel Paese, assumendo l’obiettivo di una piena applicazione dei principi e dei valori della nostra Carta Costituzionale. La CGIL vuole essere un sindacato democratico, pluralista ed unitario delle lavoratrici e dei lavoratori, delle pensionate e dei pensionati, che vuole contrattare e realizzare accordi con le Imprese, con il Governo e con le Istituzioni. Siamo un soggetto sindacale che fa dell’autonomia e della confederalità i tratti distintivi del suo agire. Autonomia non è autosufficienza ma rappresenta la condizione per rivendicare ed esercitare con pari dignità, nei confronti di tutti gli interlocutori, un ruolo finalizzato alla trasformazione della società, in senso di maggiore giustizia sociale e libertà nella vita e nel lavoro. Confederalità significa anche far vivere un soggetto sindacale portatore di un progetto di cambiamento fondato sui bisogni e sugli interessi di chi rappresenta e non in una logica di scambio con la politica e con le imprese. UN NUOVO MODELLO SINDACALE PER L’UNITÀ In Italia, in Europa, nel Mondo esistono diversi modelli sindacali ed è aperta una discussione sul ruolo e la funzione della contrattazione e della partecipazione delle lavoratrici e dei lavoratori, in quanto è in gioco l’esistenza stessa del sindacato. In questi anni di globalizzazione dei mercati e della finanza, la tendenza che ha prevalso tra i capitalismi internazionali è stata la scomposizione dei cicli produttivi e dei servizi e quella di togliere al lavoro qualsiasi soggettività, non solo in termini di diritti, ma fino al punto di ridurre il lavoro a pura merce, non più elemento essenziale e centrale della società. La pandemia, la rivoluzione digitale, la crisi ambientale e la crescita demografica hanno accelerato e messo a nudo i limiti e le contraddizioni di tale modello, diventando oggetto di discussione e di preoccupazione non solo per il mondo del lavoro. La concentrazione di ricchezza e potere (finanza, multinazionali, organismi internazionali) hanno determinato la crescita delle diseguaglianze e la crisi delle democrazie. Con questo Congresso noi vogliamo avanzare una proposta di modello sindacale con l’obiettivo di avviare una nuova fase di unità del mondo del lavoro e sindacale ed una nuova capacità di contrattazione. Non è una discussione di routine quella che proponiamo a CISL e UIL, perché pensiamo ci sia bisogno di una svolta. In un mondo del lavoro che ha perso la sua omogeneità, la rappresentanza e la contrattazione vanno ripensate, per ricostruire la conoscenza dell’organizzazione del lavoro e per allargare la rappresentanza a tutte le forme di lavoro, anche sperimentando nuove pratiche mutualistiche e solidali e qualificando a bilateralità contrattuale. Un sindacato che affonda le sue radici materiali nelle condizioni di lavoro e di vita delle persone, che sia in grado di realizzare una contrattazione che agisce su tutti gli aspetti che compongono la prestazione lavorativa nell’era della digitalizzazione. Il movimento sindacale è forte se democratico e rappresentativo e non semplicemente se legittimato da Governo e controparti. Le nuove forme produttive cosiddette “snelle”, il tramonto della grande fabbrica come modello organizzativo della produzione industriale, la crescita di attività e servizi dove esistono condizioni di lavoro qualitativamente inadeguate e bassi salari, hanno avuto un impatto pesante sulla quantità e qualità dell’occupazione. Inoltre, la catena degli appalti e dei subappalti e le esternalizzazioni, che coinvolgono ampiamente anche il settore pubblico, hanno finito con il produrre disuguaglianze di reddito e di diritti. Le tecnologie della comunicazione e dell’informazione consentirebbero un’organizzazione del lavoro meno ripetitiva e gerarchica, più aperta, ove centrale diventa la stessa intelligenza e creatività del lavoratore. Oggi non è così. Prevale ancora, nella cosiddetta impresa moderna, una logica gestionale 6
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