La crisi che abbiamo attraversato ha messo in evidenza il valore strategico del lavoro pubblico ma soprattutto l’enorme carenza di personale in settori strategici, oltre alla scarsa capacità di programmazione e progettazione del nostro paese. Il sistema dei servizi pubblici deve essere in grado di rispondere rapidamente alle emergenze, deve continuare a garantire diritti fondamentali a tutti i cittadini in modo omogeneo sul territorio nazionale, deve ampliare la gamma delle tutele necessarie in una società che vede mutati i propri bisogni: ciò comporta più personale, maggiore formazione e aggiornamento, attenzione a tutte quelle professionalità che mancano. Queste ragioni ci spingono a rimettere al centro la funzione strategica del lavoro pubblico che significa, innanzitutto, superare definitivamente l’idea di rilegificazione del rapporto di lavoro pubblico, valorizzando il ruolo della contrattazione, contro la logica ossessiva di controllo e di valutazione dei singoli che ipocritamente vengono spacciati come strumenti di efficientamento. Fare del settore pubblico una priorità necessita innanzitutto un piano straordinario di occupazione e lotta al precariato che devono essere alla base di ogni piattaforma, anche contrastando forme di lavoro gratuito a qualunque titolo attivato. Occorre invertire, attraverso la creazione di lavoro stabile in tutti i settori strategici, la tendenza alla contrazione dell’occupazione, frutto anche delle politiche di austerity. La creazione, attraverso il PNRR, di occupazione temporanea sicuramente non risolve questa emergenza. Per questo vanno ridotti i tempi delle nuove immissioni di lavoratrici e lavoratori per favorire un adeguato trasferimento di competenze tra vecchi e nuovi lavoratori ed è necessario procedere allo scorrimento di tutte le graduatorie degli idonei nei concorsi pubblici, alla progressiva stabilizzazione dei precari e degli assunti per i progetti del PNRR, procedure semplificate e veloci per il reclutamento di nuovo personale entro il prossimo triennio, quale forma straordinaria per mettere in sicurezza servizi e amministrazioni pubbliche ormai al collasso. E’ importante innovare i servizi, adeguandoli ai nuovi bisogni attraverso partecipazione e coinvolgimento e la riconquista di un ruolo della contrattazione sulla organizzazione del lavoro. Il rinnovo dei Ccnl e lo sviluppo della contrattazione decentrata devono accompagnare la trasformazione e la modernizzazione delle pubbliche amministrazioni e la valorizzare le professionalità presenti. Sono necessarie risorse per incrementi salariali che consentano di allineare le attuali retribuzioni ai livelli europei. La digitalizzazione come strumento di nuova organizzazione del lavoro comporta la necessità di superare i modelli gerarchici e orientati alla attenzione alle procedure anche attraverso un migliore utilizzo del lavoro agile e investire su professionalità, esperienza, nuove competenze, formazione come diritto soggettivo. La sfida della digitalizzazione delle pubbliche amministrazioni necessita l’adozione del paradigma Cloud. Bisogna evitare che i servizi digitali della PA poggino su infrastrutture fuori dal controllo pubblico e occorre dare impulso a un processo nazionale di creazione di competenze e di capacità produttive in materia di Cloud per garantire realmente la sovranità digitale e tecnologica. Contestualmente bisogna prevedere soluzioni europee federate, come quelle del progetto GaiaX. 5) Sistema fiscale, strumenti di contrasto alla crescita dell’inflazione e al lavoro povero. Finanza e credito Il fisco è il sistema di raccolta delle risorse pubbliche per politiche pubbliche, beni e servizi pubblici, investimenti pubblici, welfare. Per questo il modello fiscale deve essere redistributivo e progressivo. Non solo per i redditi da lavoro, ma per tutti. E non solo sui redditi, ma anche consumi, transazioni, patrimoni, successioni. Questi principi devono essere alla base di qualunque intervento di riforma fiscale, eliminando le distorsioni a partire dalla flat tax, che si sono determinate. Sosteniamo una curva progressiva “alla tedesca” per IRPEF e uno spostamento del carico tributario sulla rendita, i grandi patrimoni, i consumi, le successioni. 23
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