14 Il Topo L' ultimo vino prodotto da Ama Terra si chiama “il Topo”, una varietà al 100% Syrah marchigiano, 800 bottiglie in edizione limitata e numerata. Un vino che arriva da un impianto nuovo di viti, grande 1700 metri, nato 4 anni fa. È una produzione atipica, il Syrah nel marchigiano, una sperimentazione. Ma quello che nasce ad Ama Terra, la bio fattoria sociale della cooperativa Ama Aquilone, non ha mai a che fare solo con la terra. La sede di Ama Terra è Casa Ama, un luogo difficile da circoscrivere, da contenere. La vista proprio non ce la fa, lo sguardo non ci arriva a circondarla tutta. Gli occhi non si arrendono, ma ad un certo punto si perdono. Dov’è l’inizio? Qualcuno la vede la fine? Le colline e il cielo vivono in continuità. La natura qui è indomita, una natura che però viene addosso non per aggredire, ma per abbracciare. Eppure qui fertile non è il terreno, ma chi lo annaffia. Maestosa non è la vite, ma chi la cura. Perciò “il Topo” è un vino così speciale. In una foto nello studio di Francesco Cicchi, presidente di Ama Aquilone, Gabriele Novi sorride. Il vino “Il Topo” è per lui. «È la persona con cui ho litigato di più in tutta la mia vita. E questo era inversamente proporzionale al bene che ci volevamo», racconta. «È una grande mancanza per tanti di noi. Era un estroverso e un egoista, ma allo stesso tempo un generoso: era tutto il contrario di tutto». Gabriele lavorava in cooperativa ed è mancato lo scorso anno, e la sua è una mancanza prepotente. In cooperativa si fanno spesso i conti con chi si è perso per strada. Si sente la loro nostalgia, non per le cose fatte insieme, ma per quelle che insieme non si sono potute vivere. La storia di questo vino racconta dell’amore per Gabriele, e l’amore per Gabriele si incastra con la vita di chi abita questo posto: gli ospiti della Casa che curano le viti, i dipendenti della cooperativa, tutte le persone che gravitano attorno a questa storia assai speciale che, in fin dei conti, è sempre una storia di ferite e amore. Come quella di Sacko, un ragazzo maliano di 28 anni, tra quelli che hanno curato la vite da cui è nato il Syrah. A Sacko l’acqua del mare non piace. Non gli piacciono le onde. Quando le deve raccontare alza il braccio in verticale, si guarda le punte delle dita. In comunità lo prendono in giro, “in acqua ha visto i pesci grossi, perciò adesso ho paura di fare il bagno”. Sacko è sopravvissuto al viaggio lungo la Rotta sul Mediterraneo Centrale, oggi lavora come agricoltore per la cooperativa. Del vino, per descriverlo, esperti sommelier hanno scritto: “Veste rosso rubino fitto. Intenso l’impatto al naso, scuro, quasi cupo, di piccoli frutti neri di mirtilli e cassis, addolcito da sfumature di vaniglia e lieve spolverata di pepe bianco. In successione bacche di ginepro e richiami di macchia mediterranea. Nel complesso i sentori delineano un profilo olfattivo ampio che si svela lentamente, offrendo sia note scure che dolci. Il sorso deciso rivela un tannino in evoluzione che asciuga il palato, offrendo ampie prospettive di abbinamento. Di buona struttura, permane nel finale con un retrogusto che torna su aromi di macchia mediterranea”, probabilmente adesso Gabriele sta pensando “Sì vabbè quante parole, ma è buono ’sto vino?”. La storia di questo vino racconta dell’amore per Gabriele, e l’amore per Gabriele si incastra con la vita di chi abita Casa Ama: gli ospiti della Casa che curano le viti, i dipendenti della cooperativa, tutte le persone che gravitano attorno a questa storia assai speciale che, in fin dei conti, è sempre una storia di ferite e amore. Anna Spena
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